Si è concluso intorno alle 16 il recupero del corpo senza vita dell’escursionista tedesca caduta ieri pomeriggio nelle Alpi Giulie in un canalone delle Ponze, in territorio italiano. La donna, classe del 1950, di Villingen, comune del Land del Baden – Württemberg, è precipitata per circa 150 metri perdendo la vita. E’ stata la sua compagna di gita, una compaesana del 1952, a chiamare i soccorsi in stato di shock.
Erano partite dal rifugio Zacchi e, dopo la cosiddetta Porticina, avevano abbandonato la traccia principale per raggiungere una delle cime rocciose soprastanti, in un’area selvaggia e impervia. Le ricerche sono riprese questa mattina all’alba da parte della stazione di Cave del Predil del Soccorso Alpino e Speleologico assieme al soccorso della Guardia di Finanza, che sta conducendo le indagini e effettuando i rilievi.
I soccorritori hanno battuto questa mattina all’alba le diverse tracce e hanno individuato i segni di passaggio circoscrivendo la zona delle ricerche. Appena c’è stata luce sufficiente anche gli elicotteri hanno iniziato le perlustrazioni dall’alto, quello della Protezione civile slovena e quello della Protezione Civile italiana.
Intorno alle 12.50 si è riusciti a individuare la posizione della donna, con l’avvistamento dei colori dei suoi abiti da parte delle squadre a piedi e dell’elicottero. La donna è caduta in un canale profondo una settantina di metri, sotto una parete verticale di rocce molto friabili e instabili.
Valutata la situazione e il luogo pericoloso è stato concordato con l’elicotterista della Protezione Civile italiana di contattare un elicottero dalla capacità tecnica superiore ed è stato chiesto l’intervento dell’EC145 della centrale operativa di Udine. Con questo velivolo si è potuta effettuare un’accurata perlustrazione del canale con calate di verricello di 50 metri per individuare il punto meno pericoloso per effettuare un ancoraggio di sicurezza sulla parete instabile: tutte le operazioni di recupero sono state molto delicate e hanno impegnato fortemente i tecnici in parete, che si esponevano a un grande rischio.
Una volta attrezzata la sosta con ancoraggio sulla roccia, si è potuto effettuare il recupero del cadavere. Le operazioni hanno coinvolto una ventina di uomini, otto dei quali nella zona pericolosa.