E’ sotto cura a casa sua, a Bagnarola di Sesto al Reghena, la bambina di 9 anni che ha contratto la tubercolosi. Le sue condizioni non destano particolari preoccupazioni. La piccola, nata in Italia da una famiglia originaria del Burkina Faso, era entrata a stretto contatto con una parente, arrivata dall’Africa, che aveva una tubercolosi bacillifera, cioè contagiosa.
A monitorare il caso è il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria 5. “Provenire da un Paese straniero – spiega Massimo Crapis, responsabile Ss di Malattie Infettive dell’Ospedale di Pordenone – non è l’unico fattore di rischio. I dati epidemiologici, anche nella nostra regione, confermano che la Tbc viene diagnosticata nel 50 per cento dei casi tra pazienti italiani e nel restante 50 per cento tra persone nate all’estero”.
Come difendersi? “E’ praticamente impossibile. Non a caso, la tubercolosi veniva chiamata il ‘Grande mimo’, proprio perché non sempre è facile da diagnosticare, è molto subdola all’inizio e non si può etichettare una tosse come Tbc”.
Martedì 2 aprile sono partiti i test dell’azienda sanitaria su bambini e insegnanti – una sessantina di persone – per escludere altri contagi. Interessati gli alunni della Scuola primaria Cicuto di Bagnarola e quelli che frequentano il doposcuola assieme alla piccola.
“Nel corso della riunione con i genitori abbiano spiegato la situazione e li abbiamo tranquillizzati, illustrando le ragioni di questi screening a scopo precauzionale e rassicurandoli in merito al basso rischio che corrono i loro figli. Abbiamo già eseguito tutti i test e venerdì, a 48 ore di distanza, avremo i risultati. Se le Mantoux daranno esito positivo, bisognerà fare un secondo controllo, un analisi del sangue, che dovrà confermare la positività. Se anche questo test dovesse dare esito positivo, si valuterà la terapia in base alla presenza o meno della malattia in atto. Nel primo caso, si farà un trattamento con un solo medicinale per l’infezione, altrimenti sarà necessaria una profilassi con tre o quattro farmaci per sei mesi”, conclude Crapis.