Un calo dei turisti italiani del 20% al mare e in montagna mentre reggono le città d’arte. Sono numeri in linea con quelli italiani quelli che stanno colpendo il Friuli Venezia Giulia con i cittadini italiani che stanno rinunciando alle mete nel paese preferendo località meno care come nord Africa, Spagna e Albania. A pesare è chiaramente l’inflazione con l’aumento dei costi del carrello della spesa e in generale della vita. A livello nazionale le stime parlano di un calo che in alcune zone ha raggiunto il 30%. In regione, Paola Schneider, presidente regionale di Federalberghi, parla di una stima del -20%: «da luglio in poi si sono bloccate le prenotazioni – conferma – e chi chiama chiede soprattutto se ci sono offerte. L’inflazione sta colpendo anche gli albergatori e i prezzi sono aumentati di pochissimo in confronto all’aumento di alimenti e bollette: quello che costa di più per il cittadino costa di più anche per noi». I numeri, sempre secondo Schneider sono invece buoni per gli stranieri «un particolare da Germania, Austria e paesi bassi, chiaramente chi lavora solo con italiani è in difficoltà». La visione complessiva arriva dalla Regione con l’assessore al turismo Sergio Emidio Bini che spiega «ad oggi, possiamo dire che in Friuli Venezia Giulia non c’è stata la frenata del turismo registrata in altre località italiane. Anzi, nonostante le condizioni meteo poco favorevoli, in termini assoluti nel periodo maggio-luglio la nostra Regione ha fatto registrare un numero di presenze turistiche in linea con il 2022: oltre 4 milioni. Dopo un avvio di stagione record – prosegue Bini – i flussi turistici hanno subito un rallentamento, specialmente nelle località di mare, tra le più penalizzate dal maltempo». L’assessore poi conclude parlando di numeri record sul fronte degli stranieri che hanno superato le presenze del periodo pre covid. GUARDA IL VIDEO
344
articolo precedente