Non è una novità degli ultime mesi, ma rappresenta comunque l’ennesimo segnale di sofferenza del tessuto economico del Friuli Occidentale. Si tratta di imprenditori che, per un motivo o per l’altro, non riescono più a gestire l’attività e preferiscono passare la mano. Ma cedere, oggi, non è affatto semplice. Ecco perché chi cerca acquirenti tenta la carta della Cina. Su alcuni siti specializzati, come www.vendereaicinesi.it e www.cinesichecomprano.com, gli annunci pordenonesi non mancano. Bar, ristoranti, gelaterie, ma anche case, ville e capannoni. Annunci in italiano e mandarino, con tanto di foto, riferimenti telefonici e prezzo. Sperando che un compratore con gli occhi a mandorla si faccia avanti e rilevi tutto. A Pordenone, è già successo con bar storici; gli ultimi recentissimi casi sono il ‘Pasha’ a Ponte Meduna e il ‘Bar Marconi’ in centro città. Segno che i cinesi sono ancora parecchio interessati ai locali pubblici della Destra Tagliamento.
Bar bianco, lanterne rosse
Il prossimo, a Pordenone, potrebbe essere il ‘Caffè Cristallo’, storico locale con tavola calda e ricevitoria. Motivazioni familiari, più che economiche, avrebbero spinto il titolare a cercare un acquirente nel Far East. Anche la ‘Piadinamania’ in largo San Giovanni, aperta dal 1998, si offre sul sito di offerte rivolte ai cinesi: possibile l’acquisto di un posto che ha fatto la storia di molte abbuffate cittadine. Nel capoluogo, per cinesi pronti a investire sono disponibili anche un appartamento nella residenza ‘Al Mulino’ (250mila euro) e un immobile.
E a Oriente guarda con interesse anche il ‘Bar Bianco’ di Spilimbergo, a ridosso della stazione delle corriere: il gestore preferisce lasciare. Nella città del mosaico sono in vendita anche un edificio in centro storico a 450mila euro, un ufficio di 170 metri quadrati (prezzo: 350mila euro) e il negozio in via Umberto I.
Altro nome storico che potrebbe finire in mano ai cinesi è l’albergo ristorante ‘Da Gino’ a Montereale Valcellina. Una struttura che conta su 15 camere da letto per 41 posti al prezzo di 450mila euro. Anche a Zoppola, il grande ristorante sulla Pontebbana è in cerca di compratori. Non basta. Sulla piazza ci sono pure un pub in pieno centro a Roveredo in Piano, la gastronomia, con licenza bar e ristorante, ‘La saporita’ a Brugnera e il bar-gelateria ad Azzano Decimo, in località Cinque Strade. Tra le offerte, anche un negozio con tanto di laboratorio a Cimpello di Fiume Veneto, un capannone industriale di 600 metri quadrati con annesso terreno a Rivarotta di Pasiano; un altro fabbricato (1.200 metri quadrati) è in vendita o affitto a Brugnera, dove ci sono altri due capannoni in attesa di acquirenti. Infine, anche un appartamento a Fiume Veneto e una mega villa da 14 vani a Fontanafredda e una villetta a Caneva attendono un nuovo padrone. Possibilmente con passaporto (e denaro) cinese.
“Sono gli unici con i soldi. Fare il nazionalista non è servito”
A due passi dal cuore del centro cittadino, in corso Garibaldi, il ‘Caffé Cristallo’, dal 1965, è un punto di riferimento dei pordenonesi. Per la colazione il mattino, un pasto veloce all’ora di pranzo e l’immancabile aperitivo prima di cena. E’ così da quasi mezzo secolo, ma adesso i titolari stanno pensando di vendere.
Lo spiega chiaramente Matteo Cesarato, che gestisce il locale assieme alla madre e ha messo un annuncio su vendereaicinesi.it, mettendo sul mercato l’attività per 150mila euro. “Intanto proviamo con loro – dice – poi, quando avrò deciso vi vendere al cento per cento, mi rivolgerò anche agli italiani”.
Perché i cinesi?
“Sono gli unici che hanno la disponibilità economica. Gli imprenditori italiani, oggi, devono pregare le banche per avere 100mila euro da investire. Sia chiaro, però, a me andrebbe benissimo che fosse un mio connazionale a rilevare il ‘Cristallo’, tanto che qualche anno fa ho rifiutato proprio un offerta di acquirenti cinesi”.
Pentito?
“Venissero da me con gli stessi soldi ora, non avrei dubbi. Pensavo che cedere a loro fosse come sminuire il valore di questo posto. Ma ho sbagliato, fare il nazionalista non è servito, visto come gli imprenditori sono trattati dalla Sato, che invece di sostenere il ‘made in Italy’ pare affossarlo, e non solo. Non ci hanno nemmeno dato il riconoscimento di locale storico.
E’, dunque, anche una questione di scoraggiamento?
“Certo. Ci sono tantissime tasse, la più pesante quella sui rifiuti, che vanificano il guadagno di giornate di 14 ore di lavoro. Fino a qualche tempo fa, si lavorava molto ma si riusciva a mettere da parte qualcosa per sé, oggi non è più così. Allora meglio vendere. Anche ai cinesi”.