Violento ammonito, vittima mezza salva. L’ammonimento introdotto nel 2013 pare aver legato le mani a chi alza le mani in casa. Quando si parla di atti persecutori e violenza dentro le mura di casa siamo effettivamente attrezzati per affrontare il fenomeno e chi deve affrontare queste situazioni, quasi sempre donne, è protetto a sufficienza dal sistema oppure no?
Abbiamo girato i quesiti a Massimiliano Ortolan, dirigente della Squadra mobile di Udine, che con la seconda sezione, dedicata ai reati contro la persona, segue da vicino l’evolversi della situazione.
Le norme introdotte nel 2009 in materia di atti persecutori (stalking) hanno fornito uno strumento che si è rivelato molto efficace: parliamo della possibilità per la vittima di rivolgersi direttamente al Questore per chiedere l’ammonimento del persecutore. “L’ammonimento – sottolinea Ortolan – viene effettuato oralmente al diretto interessato. A giudicare dai pochissimi casi di mancato rispetto del provvedimento (ne sono stati emessi 138 in meno di dieci anni) si sta dimostrando molto efficacie. Per altro, dall’ammonimento derivano anche possibili conseguenze penali di non poco conto dato che il reato di stalking, dopo l’avvenuto ammonimento diventa procedibile d’ufficio e si rischia pure una punizione più severa, oltre alla circostanza che si procede all’arresto in caso di flagranza di reato”.
Che la polizia prenda sul serio il problema lo si evince dal fatto che l’ammonito può subire il ritiro di armi e munizioni.
Se nel caso dello stalking la vittima deve rivolgersi alla Questura il discorso cambia, e non di poco, quando si tratta di maltrattamenti con violenza domestica. In questo caso l’ammonimento può essere dato dal Questore (18 provvedimenti in quattro anni) anche nel caso giungano segnalazioni non anonime, per fatti riconducibili ai reati di percosse e lesioni, consumati oppure tentati. “L’ammonimento – conferma ancora il capo della Mobile – pone sotto i riflettori il violento, in maniera tale da intercettare il prima possibile i casi di violenza non episodica. Spesso le segnalazioni finiscono alla Procura della Repubblica: negli ultimi tre anni si parla in media di un fascicolo aperto al giorno per maltrattamenti nella sola Procura udinese”.
Per le vittime esiste un sistema di protezione basato sui Centri anti violenza, che tuttavia non sono operativi in tutte le province. Assenti i casi di allontanamento urgente del violento dalla residenza famigliare, deciso dalla Procura quando è colto in flagranza di reato: “Sarebbe la misura corretta – sottolinea Ortolan – perché è ingiusto allontanare dalla propria casa la vittima, ma al momento non sono previsti percorsi terapeutici per gli autori di violenza, che molto spesso sono stati a loro volta vittime all’interno del nucleo famigliare di provenienza. Dovrebbe essere previsto un percorso di recupero simile a quello previsto per chi viene trovato alla guida in stato di ebbrezza, che al momento manca”.