“Spero che il risarcimento possa bastare a compensare le spese che ho dovuto sostenere per difendermi”. Poche parole al telefono da parte di Elvo Zornitta, l’ingegnere di Azzano Decimo che fu accusato di essere Unabomber all’indomani dell’annuncio del suo avvocato, Maurizio Paniz, che ha spiegato come 300mila euro di risarcimento stavolta dovrebbero arrivare al suo assistito, dopo una battaglia legale di 14 anni e un pignoramento alla Banca d’Italia.
Una vita segnata da quell’accusa, quella di Zornitta, nonostante la giustizia lo abbia scagionato nel 2009 perché la prova regina che lo doveva inchiodare, un lamierino, risultò manomesso. Gli spettava un risarcimento, mai arrivato. Non era lui il bombarono del Nordest che a forza di piccoli ordigni disseminati sul territorio aveva terrorizzato Veneto e Friuli tra Anni Novanta e Duemila. Zornitta in sede civile avena chiesto un milione di euro, ma la domanda era stata respinta dall’avvocatura dello Stato e dal Ministero degli Interni.
Possono bastare 300mila euro fronte di quanto subito ma anche come risarcimento morale? “Mi basta recuperare le spese”, risponde di nuovo l’ingegnere “per il resto si vedrà”. E in quel resto c’è anche il nuovo processo in cui Zornitta è indagato, assieme ad altri 10 in un’indagine della Procura di Trieste che cerca di dare un nome e un volto al bombarolo attraverso l’analisi del Dna su alcuni reperti dell’epoca alla luce delle più moderne tecnologie e delle banche dati allora non disponibili. La prossima data del processo è quella del 18 marzo 2024 al 18 marzo, quando saranno svelati in aula i risultati delle analisi. Su questo Zornitta resta confidente, anche se alle imprevedibilità della giustizia ormai si è abituato. GUARDA IL SERVIZIO VIDEO