Vittoriano Cicuttini è il primo italiano a giocare in una squadra della Nba. Un eroe, un mito, un atleta di cui si raccontano ancora le gesta sportive.
Peccato che Vittoriano Cicuttini non sia mai esistito. Le sue imprese sportive, le sue difficoltà, i traguardi e le sconfitte nascono tutti dalla felice penna di Simone Marcuzzi, ingegnere pordenonese al suo terzo romanzo, che ha recentemente pubblicato ‘24 secondi. Autobiografia di Vittoriano Cicuttini’ (66thA2nd)
ore, giorni, settimane ci scivolano addosso e pochi istanti ci cambiano la vita
Nato in Friuli, cresciuto solo dal padre-padrone con il quale non riesce mai ad avere un vero rapporto filiale, adolescente troppo alto e solitario, Vittoriano trova nella pallacanestro il suo trampolino di lancio verso la realizzazione personale, sul parquet di gioco il suo sfogo a dolori e frustrazioni e nella squadra un compendio della società umana che lo aiuta a diventare uomo. Vittoriano si allena duro, entra nel team della mitica Olympia Milano allenata da Dan Peterson e intanto si innamora. Giovanissimo si sposa con Marta e diventa padre della piccola Irene: di entrambe cerca lo sguardo sugli spalti nei momenti più importanti di ogni partita, quando tutta l’attesa sembra condensarsi nella traiettoria della palla lanciata a canestro.
“Tutti noi viviamo ore, giorni, settimane intere che sembrano scivolarci addosso e poi incappiamo in pochi istanti che- letteralmente ci cambiano la vita – spiega Marcuzzi –. In questo il basket è emblematico: ogni partita, che dura 40 minuti, può cambiare nei pochi secondi finali. È come se tutto quello che c’è stato prima non fosse che un preludio, persino trascurabile, a quei momenti fondamentali”.
Cicuttini in campo si muove come un gigante flessuoso, trascina la squadra verso la vittoria anche nelle situazioni più disperate, fronteggia avversari e infortuni con caparbietà. La carriera lo allontana dalle sue origini, lo estrania dalla sua famiglia, lo porta nel tempio del basket mondiale, quegli Stati Uniti dove l’Nba lo trasforma in un idolo.
Un uomo oltre l’impresa sportiva negli anni d’oro della pallacanestro
Contemporaneamente, però, la vita lo costringe a fare i conti con se stesso, lo pone di fronte ai propri limiti e alla propria fragilità, fino a fargli capire che lo sport, come la vita, tanto ti dà e tanto ti toglie. Eppure l’unica scelta possibile resta quella di mettersi nuovamente in gioco, in vista di quella manciata di secondi che riabilitano un’intera esistenza.
“Vittoriano è un personaggio complesso, che nelle pagine finali dichiara il suo intento di scrivere la propria autobiografia per raccontare quello che va oltre all’impresa sportiva – prosegue lo scrittore -. Il rapporto col padre, per esempio, è una difficoltà costante nella sua vita. Eppure proprio dal padre, col tempo, capisce di aver appreso gli insegnamenti fondamentali che l’hanno portato in vetta”.
Sullo sfondo, il mondo della pallacanestro degli anni Ottanta e Novanta, tra Milano sul tetto d’Europa con Mike D’Antoni e Dino Meneghin, agli scontri con atleti del calibro di Magic Johnson, Larry Bird e Michael ‘Air’ Jordan. “Da sempre appassionato di basket – conclude Marcuzzi – mi sono dovuto documentare accuratamente per raccontare un’epoca irripetibile per le squadre italiane e anche per quelle dell’Nba”.