Fino all’11 ottobre, nel cuore di Trieste, è visitabile la mostra a cielo aperto “Dopo la Grande Guerra. Una nuova Europa 1918 – 1923”, dedicata ai nuovi equilibri e ai nuovi confini generati in Europa dopo la Grande Guerra, attraverso la Conferenza di Parigi e la sua complessa eredità: regioni e città contese, confini in bilico, equilibri precari che hanno portato vent’anni dopo al secondo conflitto mondiale.
Rileggere la storia per capire il nostro tempo è appunto l’obiettivo del percorso espositivo che sarà allestito in Largo Panfili, ed è promosso da ERNS European Network Remembrance and Solidarity, in collaborazione con un team internazionale di studiosi e storici: il focus della mostra è puntato, con particolare attenzione alla storia dell’Europa centro-orientale, sui tumultuosi anni che hanno fatto seguito alla Grande Guerra, anticipando l’incalzare del secondo conflitto mondiale. La tappa di Trieste è promossa in collaborazione con il Circolo della Stampa, con la media patnership del quotidiano Il Piccolo.
A Trieste la mostra arriva dopo un lungo percorso che l’ha portata in 12 Paesi europei e nelle grandi capitali, da Berlino a Vienna a Praga, da Varsavia a Dublino, Vilnius, Tallin, Sarajevo. In esposizione il pubblico troverà centinaia di fotografie, documenti e altri materiali d’archivio, che raccontano la storia dei territori dell’Europa centrale e le storie di chi ha vissuto il periodo del primo dopoguerra, determinante per la definizione dei nuovi assetti continentali.
La mostra, che si presenta oggi – giovedì 15 settembre – alla città e alle testate giornalistiche resterà visitabile ogni giorno dalle prime ore del mattino alle 22. L’inaugurazione ufficiale è fissata per giovedì 22 settembre, alle 18, alla presenza di Antoni Zakrzewski, rappresentante Enrs, European Network Remembrance and Solidarity.
“La mostra – spiega il curatore Bartosz Dziewanowski – è in viaggio dal 2018 e anno dopo anno ci imbattiamo in molte analogie fra le sfide che le persone stavano affrontando nel 1918 e il tempo di oggi: problemi con la democrazia, crisi pandemica, crisi economica e, dal febbraio di quest’anno, la guerra per l’indipendenza in Ucraina, un Paese che è nuovamente costretto a combattere per la sua libertà, contro la Russia”.
Aggiunge Luciano Santin, Presidente del Circolo della Stampa: “Trieste, città di frontiera, è stata contesa per tutto il ‘900, subendo spinte esogene che ne hanno fatto la città da redimere, la testa di ponte per l’espansione dell’Italia a est, il terminal della cortina di ferro e il ‘flashpoint of Europe’. È un luogo di incontro o di scontro, tertium non datur. È un sismografo sensibilissimo ad accadimenti che paiono distanti”.
Venerdì 23 settembre, alle 17 nel Circolo della Stampa di Trieste è in programma un convegno sul tema della “Memoria delle regioni contese dopo la Grande Guerra”: un focus di stretto interesse per i territori dell’Europa centro-orientale e la stessa città di Trieste. Interverranno i docenti Grzegorz Berendt (Università di Danzica); Štefan Čok (Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi, Trieste), Attila Pók (Institute of Advanced Study di Kőszeg), Andrea Zannini (Università di Udine), il dialogo sarà condotto da Bartosz Panek, Free Range Productions.
Il dibattito che accompagna la presentazione ufficiale della mostra all’aperto “Dopo la Grande Guerra: una nuova Europa 1918-1923” ha l’obiettivo di discutere la complessa eredità della Conferenza di pace di Parigi, ossia le regioni contese. La norma fondamentale che regolava il nuovo ordine era la possibilità di autodeterminazione, tuttavia fu concessa principalmente ai vincitori.
Inoltre, a causa della complicata struttura etnica dell’Europa centro-orientale, era impossibile tracciare linee di confine chiare e soddisfacenti per tutti.In molti casi i confini furono tracciati con l’uso di misure militari e senza indire plebisciti. Un’altra decisione controversa fu la creazione di città libere. Nacquero così diverse regioni contese: Trieste, Danzica, Memel, Slesia, Pomerania e Transilvania sono solo alcuni esempi Queste città appartengono alla complessa eredità della Grande Guerra.