Aladura inizia la sua quattordicesima edizione: tutto è iniziato nel 2008.
In questi anni Aladura ha proposto 261 incontri, con una presenza di circa 37.000 persone; gli studenti che hanno partecipato sono stati circa 20.000.
IL TITOLO DELLA NUOVA RASSEGNA – “Accogliere” è il titolo della rassegna 2021 2022.
Il titolo è un invito a non scartare nulla di ciò che stiamo vivendo, bensì a cercare, in questa realtà faticosa e a tratti drammatica, nuovi stimoli che risveglino le nostre coscienze e ci impegnino con serietà, consapevolezza e responsabilità al duro lavoro che ci spetta. Come si può intravedere dagli incontri proposti, il passaggio è obbligato: solo se “accoglieremo”, potremo comprendere in profondità ciò che l’umanità sta attraversando e solo successivamente potremo costruire “nuove arche”, lasciando da parte ogni fretta di “ripartire” a tutti i costi.
ALCUNE NOTE PRATICHE – Tutti gli incontri serali si terranno all’Auditorium Vendramini di Pordenone. Sono disponibili 100 posti considerando le limitazioni. Non è richiesta la prenotazione per l’incontro serale.
Ogni incontro sarà riproposto il mattino successivo per le scuole, solo su prenotazione, scrivendo a [email protected]
Il luogo dell’incontro del mattino verrà individuato di volta in volta a seconda delle prenotazioni. Ormai da anni Aladura si sposta nelle varie scuole e istituti per evitare il più possibile le uscite, spesso non semplici.
GLI INCONTRI – Veniamo alla nuova proposta: nove incontri (diciotto se consideriamo anche quelli del mattino con le scuole) e tre serate musicali in collaborazione con l’Associazione Fadiesis.
Dopo il primo incontro con Mauro Magatti tenuto all’interno di pnlegge, la rassegna proseguirà con lo studioso Dario Fabbri che delineerà gli attuali e futuri scenari geopolitici: come la pandemia sta modificando le nostre vite e la gerarchia tra le potenze? Chi ha perso potere e chi ne ha guadagnato? Chi vince la gara dei vaccini? L’incontro è fissato per il 29 settembre alle 20.30 all’Auditorium Vendramini.
Con Daniele Zovi, esperto di boschi e animali selvatici, e Francesca Buoninconti, naturalista e giornalista scientifica, sposteremo la nostra prospettiva e ci concentreremo sul mondo “mobile e vibrante” degli alberi e sulla “comunicazione” tra gli animali. Se si sta dentro un bosco in posizione di ascolto è possibile avvertire la presenza di un flusso di energia che circola tra i rami, le foglie, le radici, come se le piante “parlassero” tra loro? Un bosco non è forse è il risultato di azioni e reazioni, alleanze e competizioni, crescita e crolli? Il tentativo sarà quello di modificare la nostra visione antropocentrica, e riflettere sugli insegnamenti preziosi che possiamo sempre trarre da questi mondi meravigliosi.
Il percorso di Aladura continuerà con il rabbino Benedetto Carucci Viterbi che, partendo dal diluvio biblico dalla storia di Noè, mostrerà come la Scrittura parli incessantemente all’uomo nel tentativo di “svegliarlo” dal suo torpore. Davanti alla distruzione ambientale operata dall’uomo, dal suo consumo dissennato delle risorse naturali, l’invito che Dio fa a Noè è ancora attuale per l’umanità di oggi? Riusciremo a costruire “nuove arche”, nuovi modelli di vita individuale e collettiva?
Queste riflessioni saranno arricchite un altro ospite: il filosofo Silvano Petrosino. Rifletteremo sul rapporto e il confine tra finito e infinito: siamo ancora capaci di riconoscere l’Invisibile che ci circonda e provare quel sano senso di inquietudine che ogni volta ci riporta a considerarci creature mortali? Se andare oltre i confini stabiliti dalla divinità era nel passato una “hybris” (dal greco “tracotanza”) che veniva punita, il proiettarsi verso l’ignoto costituisce il maggior vanto dell’età moderna: riusciamo in questa frenetica corsa a trovare spazio per il trascendente?
Concluderà queste riflessioni di carattere spirituale il teologo Paolo Ricca.
E’ prevista una testimonianza sulla Shoah con Lidia Maksymowicz, sopravvissuta ad Auschwitz-Birkenau, dopo che fu deportata a soli tre anni e rimasta internata per tredici mesi. Una delle ultime bambine uscite vive dalla baracca frequentata dal dottor Mengele. Per questo incontro è stato prenotato il Teatro Verdi di Pordenone: pertanto invitiamo sin da ora gli insegnanti a prenotare inviando la richiesta a [email protected]
Con Antonia Arslan si farà memoria del genocidio armeno, attraverso il diario scritto nel 1915 da Serpouhi Hovaghian, ritrovato e recentemente dato alle stampe dalla nipote Anny Romand: settanta pagine che costituiscono un prezioso documento che racconta il viaggio di un gruppo di donne e bambini armeni sulle strade dell’Anatolia, verso il deserto e la morte.
I nove incontri saranno impreziositi da tre serate musicali in collaborazione con il maestro Gianni Fassetta e l’Associazione musicale Fadiesis.