In molte società antiche era pratica comune aggiungere corredi funebri alle sepolture, oggetti che avevano caratterizzato la vita del defunto e che lo avrebbero accompagnato nel suo viaggio ultraterreno. Lo studio di tali oggetti ci permette oggi di aprire una finestra sul passato. Grazie a questa antica tradizione, infatti, un team di scienziati è stato in grado di confermare la composizione originale di un inchiostro dell’Antica Roma, giunto a noi all’interno di un calamaio di bronzo rinvenuto in una sepoltura del I secolo d.C.
L’utilizzo di una varietà di tecniche avanzate, basate sulla luce di sincrotrone, ha permesso didistinguere gli elementi originali dalle contaminazioni. Nel team multidisciplinare di scienziati è presente l’archeometrista Chiaramaria Stani, autrice corrispondente dello studio e collaboratrice del Consorzio Centro-Europeo di Infrastrutture di Ricerca (CERIC).
Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports – edita da Nature, si caratterizza per l’ampio utilizzo di tecniche avanzate basate sulla luce di sincrotrone. “Le analisi spettroscopiche mediante luce infrarossa, ultravioletta e Raggi X hanno permesso di caratterizzare gli ingredienti principali dell’inchiostro: carbone e gomma arabica. Allo stesso modo è stato possibile escludere le contaminazioni derivanti sia dall’ambiente di seppellimento, che formatesi a seguito del degrado del calamaio stesso” afferma Lara Gigli (Elettra Sincrotrone Trieste), che ha eseguito le analisi di diffrazione a raggi X presso il sincrotrone Elettra di Trieste, partner italiano di CERIC.
Il calamaio dentro al quale è stata rinvenuta la polvere di inchiostro è stato scoperto nel 1878 in una tomba a Este, in provincia di Padova. “La sua presenza all’interno della sepoltura ci permette di dedurre che la tomba appartenesse a un personaggio dotato di un alto livello culturale”, spiega Federica Gonzato, Direttrice del Museo Nazionale Atestino di Este. L’importanza di questo lavoro risiede, inoltre, nella rara possibilità di analizzare l’inchiostro tal quale, ovvero non ancora steso su un eventuale supporto per la scrittura, quale papiro o pergamena, evitando così l’interferenza di quest’ultimo con le analisi svolte. “Studi come questo dimostrano come un approccio multidisciplinare e l’utilizzo di tecniche avanzate sia fondamentale per lo studio approfondito di antichi manufatti e per poter aggiungere nuovi tasselli alla conoscenza del nostro passato e della nostra storia”, aggiunge Stani (CERIC).
CERIC-ERIC è un consorzio di infrastrutture di ricerca (ERIC) che offre a ricercatori e industrie un unico punto di accesso a oltre 50 tecniche e laboratori in otto paesi dell’Europa centro-orientale, per la ricerca multidisciplinare nei campi dei materiali avanzati, dei biomateriali e delle nanotecnologie. L’accesso ai servizi di CERIC per la ricerca avviene tramite bandi internazionali che premiano i migliori progetti e che prevedono la pubblicazione dei risultati ottenuti. Nei laboratori di CERIC si possono analizzare e sintetizzare i materiali e si può indagarne la struttura combinando tecniche basate sull’uso di elettroni, ioni, neutroni e fotoni.