Il poeta, il narratore, il saggista, il drammaturgo, lo studioso di lingue minoritarie e il traduttore. Ma anche il regista ‘degli ultimi’ e quello ampiamente censurato e persino portato a processo, il polemista scomodo e l’appassionato d’arte a tutti i livelli. Il friulanista ‘ante litteram’ e il pedagogo, ma pure il comunista ortodosso espulso dal partito e l’omosessuale dichiarato che scandalizzò quell’Italia perbenista e borghese che non smise mai di criticare. Sono solo alcune delle possibili letture per la sfaccettata figura di Pier Paolo Pasolini, per alcuni il più importante intellettuale italiano del 20° secolo: sicuramente, quello che più di tutti ha cercato di abbracciare ogni ambito possibile della cultura, da professionista o dilettante, o inventandosi nuove tecniche. E che proprio per questo, a quasi 50 anni dalla tragica morte all’Idroscalo, è ancora nella memoria di tutti, come sosteneva il calciatore-scrittore Ezio Vendrame, che fino alla fine ha ‘visitato’ nel cimitero di Casarsa “il compaesano più vivo”.
IL FRIULI, LA VERA PATRIA – Il 5 marzo 2022 è la data del centenario della nascita di Pasolini e, come è giusto che sia, il nome del poeta friulano (perché tale si riteneva, nonostante i natali a Bologna, forte dei lunghi anni nella casa materna, specie nel dopoguerra) rimbalzerà un po’ dappertutto. Senza avere nessuna sfera di cristallo, possiamo anche immaginare che il tema guida di tutte le manifestazioni culturali e/o degli spettacoli di produzione in regione, nei prossimi 12 mesi, sarà dedicato a una personalità straripante e ancora controversa. E, non volendo giudicare ancora una volta le scelte dell’assessorato alla cultura sull’idea di vincolare le concessioni dei contributi al ‘tema’, diciamo che dopo Leonardo e la fine del Patriarcato (e in parte anche Dante, dai!), ci andrà anche bene. Anche se ci sono già scrittori, disegnatori, compositori, musicisti e registi che a Pasolini hanno dedicato tante opere – senza contributi pubblici – in tempi non sospetti.
INTELLETTUALE (NON) PER TUTTI – Non ci stupiremo neppure nel vedere la figura di Pasolini inevitabilmente trascinata da questa o da quella parte a seconda della convenienza politico-ideologica, o magari solo per mero opportunismo. Perché succede ormai da decenni, anche e soprattutto da parte di chi è finito spesso nelle righe caustiche o nelle inquadrature spesso criticate del Pasolini anti-establishment e anti-conformista. Quello che attaccava aspramente la società dei consumi già negli Anni ‘60-’70 e pure le lotte studentesche ‘borghesi’, che da un lato era attratto dalla ritualità della Chiesa cattolica e dall’altro ne metteva alla berlina vizi e favori. E persino l’intellettuale organico espulso dal partito per ‘decadentismo’, che non rinunciò mai a credere nel sogno marxista, guardando però – in anticipo sui tempi – alla vitalità di un Terzo mondo giovane e affamato, proprio come l’Italia del passato.
TRA POLITICA E PROLETARI – Pasolini non va giudicato né analizzato per essere compreso. Non basta neppure intitolargli una sala (ben poche!) o una strada di periferia. Va solamente letto: i romanzi della Roma sottoproletaria, dove troverà la sua fine, e quelli di un Friuli rurale non ‘abbellito’; le poesie politiche e quelle che si inseriscono nella grande tradizione italiana ed europea, i testi per il teatro… E visto: il suo cinema, compreso quello sperimentale ed estremo sotto ogni punto di vista, ma anche le prove d’artista. Solo così sarà possibile, forse, capirne l’importanza e l’attualità e soprattutto perché finora non è nato un altro Pier Paolo Pasolini.