Il pordenonese Piergiorgio Del Ben è in mostra con l’opera Angelo della serie MIND VOGUE presso gli spazi espositivi della galleria Sunny Art Centre di Londra per tutto il mese di ottobre.
Il premio internazionale d’arte sostiene gli artisti sbloccando nuove possibilità di mercato in tutto il mondo e fornendo al contempo una potente piattaforma per gli scambi culturali. Mostre d’arte itineranti e opportunità di residenza, organizzate anche su scala globale con le gallerie d’arte partner del Centro a Pechino e Shanghai, offrono regolarmente agli artisti la possibilità di comunicare le loro idee a un nuovo pubblico.
C’è una forte connotazione estetica che guarda al passato nelle opere pittoriche dell’artista pordenonese: classe 1990, Piergiorgio Del Ben in arte PeterOfGood (www.piergiorgiodelben.com) volge il suo sguardo alla crisi d’identità dell’uomo d’oggi e ne amplia la sua visione attraverso la tragicità dei suoi personaggi raffigurati.
Ha conseguito nel 2009 il diploma di Disegno Industriale presso l’Istituto statale d’Arte ‘Enrico Galvani’ di Cordenons. Nello stesso anno si immatricola presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia alla facoltà di Pittura dove nel 2012 si laurea con lode. Nel 2013 fonda ‘interno99’ uno studio di Design con Sara Moretto collaborando con aziende del mobile e realizzando pezzi di autoproduzione. A luglio 2014 si laurea in Product Design all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano con lode.
Inizia la sua carriera artistica con la serie di opere Business Story e Anonymous Project valorizzando le problematiche caratteristiche del mondo contemporaneo dove affiora la spersonalizzazione, la perdita dell’interiorità e della soggettività dell’individuo.
La sua ricerca artistica si amplia con una nuova collezione di opere Mind Vogue che confermano le modalità stilistiche codificate della produzione dell’artista ampliando la visione sull’uniformità imposta dalla moda e dalle regole sociali.
Il percorso di ricerca di Piergiorgio Del Ben propone una riflessione sulla società del presente evidenziando l’importanza dell’apparire a discapito dell’essere, mettendo in crisi la soggettività e le manifestazioni delle diversità individuali.
Il processo di omologazione è rappresentato attraverso la cancellazione dei tratti distintivi, anche fisiognomici, che rendono ciascuna persona unica, indicibile e insostituibile. Campiture sature di colore compatto, privo di velature, annullano ogni profondità e azzerano prospettive e quotidianità dei luoghi, enfatizzando le categorie concettuali ispirative. Texture ricercate, composte di dettagli e piccoli particolari grafici costituiscono forme di scrittura inedita, rappresentazioni decorative che suggeriscono la superficialità e vacuità della comunicazione mediatica.