Il critico d’arte Gillo Dorfles ha ‘festeggiato’ i suoi 106 anni presentando il suo volume ”Gli artisti che ho incontrato” nella sua città natale.
Nella sede del Museo Revoltella di Trieste, Dorfles, è stato accolto da un’aula gremita di pubblico. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso gennaio gli ha conferito l’onorificenza di “Cavaliere di Gran Croce”.
Storie di famiglia
Dorfles, psichiatra di formazione, critico d’arte e pittore, nato a Trieste nel 1910, da madre genovese e padre goriziano, rappresenta uno dei punti di riferimento di assoluto rilievo per la cultura artistica italiana ed europea per almeno due generazioni.
Professore di estetica presso le Università di Trieste, Milano e Cagliari, con Bruno Munari, Atanasio Soldati, Galliano Mazzon e Gianni Monnet è stato nel 1948 tra i fondatori del Movimento Arte Concreta (MAC) e nel 1956 ha dato il proprio contributo alla realizzazione dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale).
La famiglia Dorfles, originaria di Gorizia per parte di padre, possedeva una villa sulla Castagnavizza, distrutta dai bombardamenti della prima Guerra Mondiale e un fondo nel borgo Prestau, visibile nella pianta di Gorizia del 1884 stampata a Udine da Enrico Passero. L’artista e critico d’arte era solito passare le festività e i mesi estivi a Gorizia dal nonno paterno che aveva un palazzo vicino a quello degli Attems, dove viveva anche la famiglia della zia, sorella del padre che aveva sposato il nobile Pajer di Monriva.
Nei ricordi di Dorfles nel periodo dell’infanzia passata a Gorizia, molto importante risulta la figura del nonno, grande amante della musica ed amico del maestro Ferruccio Busoni. In casa possedeva un pianoforte Bösendorfer su cui aveva suonato Franz Liszt di passaggio a Gorizia.
Inoltre, per mantenere legami con il Regno d’Italia, aveva fondato un circolo culturale patriottico di lingua italiana, da cui passò anche Eleonora Duse; ma intratteneva rapporti amichevoli anche con il sindaco di Lubiana e Zagabria.
Possedeva nel Collio una decina di poderi con vigneti e molti ciliegi e i contadini che ne prendevano cura erano sloveni, perciò il giovane Gillo aveva imparato alcune frasi in sloveno per comunicare con loro. Dopo la seconda guerra mondiale tutti i terreni della famiglia passarono sotto la sovranità jugoslava.