Il 10 febbraio, dall’anno 2004, è il Giorno del ricordo” istituito con lo scopo di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Per celebrarlo, si è svolto un incontro organizzato dalla Prefettura di Udine, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, la Consulta provinciale degli studenti e l’Istituto Malignani.
La moderatrice dell’incontro, dottoressa Mara Bolzon ha introdotto l’argomento passando poi la parola al Dirigente scolastico, Andrea Carletti, a due studenti, Vincenzo Gallina e Lorenzo Serpi componenti della Consulta Provinciale degli studenti, all’Assessore alla cultura del Comune di Udine, Fabrizio Cigolot, al Prefetto di Udine, Massimo Marchiesello, per i saluti di rito.
Presente, nell’Aula Magna del Malignani, assieme a studenti e studentesse delle classi quinte, il vice presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia, Bruno Bonetti. Lo svolgimento del programma dei lavori ha previsto l’intervento del professor Fulvio Salimbeni, già docente di storia contemporanea presso Uniud, che ha illustrato un ampio quadro storico fino ai fatti tragici delle foibe e dell’esodo istriano dalmata. Un capitolo della nostra storia di cui si è iniziato a parlare solo molto di recente; solo qualche anno fa fu creata una commissione tra gli Stati coinvolti per creare un documento comune per giungere ad una ricostruzione storica condivisa, il più oggettiva possibile.
Successivamente, il professor Elio Varutti, storico, ha invece portato alcune testimonianze di famiglie e persone che vissero sulla propria pelle quel periodo. Storie di singoli, ma che rappresentano la vera Storia. Ha parlato del Centro di smistamento dei profughi di via Pradamano, a Udine, dove tra 1947 e il 1960 passarono circa centomila profughi, di tanti casi in cui i profughi, non volendo “pesare” sulla situazione, nemmeno usufruirono degli aiuti. Ha raccontato l‘agghiacciante vicenda di Norma Cossetto, una mstudentessa universitaria torturata e uccisa dai titini jugoslavi, alla quale è stata conferita la medaglia d’oro al valore civile.
Molte e molto interessanti le domande poste dagli studenti al termine dell’incontro: se qualcosa di analogo sia successo anche in altri Paesi, se ci siano ancora Italiani in Istria e come vivono la loro italianità, come viene vissuta questa giornata nei Paesi della Ex Yugoslavia.
Riportiamo alcune parole pronunciate dallo studente Lorenzo Serpi: “Ricordare qui, oggi, quegli eventi in cui hanno perso la vita molte persone innocenti, uomini, donne e bambini, è per tutti noi di fondamentale importanza, poiché questo accadimento è solo uno dei tanti della nostra storia, della storia di noi Italiani e di noi Europei, che dimostra come l’odio e il disprezzo della vita umana possano solo causare dolore inutile ed innumerevoli morti.
Sento, pertanto, la necessità di rammentare una frase del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata della nostra storia”, di cui, però, non bisogna assolutamente dimenticarsi”.… e dallo studente Vincenzo Gallina: “Ritengo essenziale sottolineare, a nome di tutta la Consulta, l’importanza del coinvolgimento della rappresentanza istituzionale studentesca a queste manifestazioni.
La Consulta di Udine si impegna affinché non si dimentichi e si condivida il significato di questi terribili eventi storici, che nonostante facciano parte del passato, devono rimanere sempre impressi nella nostra memoria collettiva”.
Al termine dell’incontro ha emozionato tutta la platea la lettura, da parte di uno studente, Simone Di Caprio, di una poesia di Fabio Magris:
Ossa spezzate
atroci agonie
l’uomo ha superato Caino.
Come bestie torturate
legati ai polsi con vile fil di ferro
gettati ancor vivi nell’oscurità.
Massacro senza limiti
sterminio,
carneficina,
eccidio,
genocidio,
inumani vendette,
stragi e rappresaglie
coperte da anni e anni di silenzio
per politiche infami.
Ora,
nei prati di Basovizza,
un masso di pietra carsica
sigilla la vergognosa tomba
dei dodicimila infoibati.
Non si odono più
tormentosi lamenti
ma solo frusciar del vento
e..
poco lontano
un ragazzino sorridente
fa volare il suo aquilone