Il Maestro Enzo Valentinuz stimato artista friulano di Romans d’Isonzo, riconosciuto per le sue opere che interagiscono con il territorio del Carso attraverso l’utilizzo di pietre calcaree nel mosaico che narrano concetti contemporanei intersecandosi con il graffito su intonaco, è tra gli undici artisti inseriti nel terzo volume intitolato “Mosaici Contemporanei nella Collezione Farnesina”.
Fabio De Chirico, curatore del terzo volume della collana “I quaderni della collezione”, ha scelto anche Enzo Valentinuz tra gli artisti che con le loro opere musive rappresentano nell’Italia contemporanea alcuni aspetti dell’utilizzo del mosaico, privilegiando, gli interventi in cui l’uso della pratica musiva è inteso come linguaggio specifico dell’opera, che è pensata e ideata già come mosaico, dando peso a una interpretazione in cui la figura dell’artista assume in prima persona la realizzazione della sua opera, con declinazioni di natura anche concettuale e, talvolta, intese a utilizzare il medium non solo come materia, ma come processo creativo. Artisti che non rinunciano a un confronto serrato con la memoria e la storia artistica, rivendicando un genius loci che si pone come orizzonte semantico del loro operare, spingendosi ad interpretazioni di ricerca innovative e originali anche nei materiali.
Un riconoscimento del lavoro che arriva da lontano, un lontano prestigioso come la Farnesina di Roma.
Quella Roma che nel 1965, allora studente all’Istituto d’Arte di Gorizia, lo aveva premiato al Campidoglio nella Sala della Protomoteca con il primo premio come miglior opera tra Scuole ed Istituti d’Arte d’Italia, alla “IV Mostra d’arte dello studente”, organizzata dal “Il Giornale d’Italia”. Per ben tre anni di seguito a Modena nel 1965 primo Premio ex equo, 1966 primo Premio ex equo, 1967 secondo Premio assoluto, al “Concorso Nazionale di pittura e scultura riservata agli Istituti d’Arte, Licei Artistici e Accademie di Belle Arti. In un momento in cui per gli artisti come Enzo Valentinuz è difficile ottenere il rispetto del loro percorso artistico, un altro invito arriva da lontano: si tratta della partecipazione alla Terza Biennale internazionale del mosaico contemporaneo in Bretagna. In quell’occasione Enzo Valentinuz presenterà ancora nuove opere della cultura visiva contemporanea utilizzando il linguaggio del mosaico e del graffito su intonaco.
La tecnica del graffito su intonaco racchiude nelle opere di Valentinuz la storia di materiali che raramente vengono utilizzati nell’espressione contemporanea. Difficile e raro trovare opere attuali eseguite con questa tecnica.
Nella mostra personale di Valentinuz, promossa da MiC – Linguaggi & Arte – Opificio 330 ETS, curata dall’arch. Andrea Gorgato, INTERAZIONI “Pietra e Colore”, allestita a Portogruaro al Museo Nazionale Concordiese, si potranno vedere e apprezzare le sue opere fino al 30 gennaio 2022.
“Quanto sia difficile per un artista contemporaneo farsi valorizzare in molti lo sanno – spiega Valentinuz, positivamente sorpreso dalla chiamata giunta dalla Farnesina -. In un mondo in cui i collezionisti, il mecenatismo nell’arte sono più che rari, gli artisti devono essere promotori di se stessi, saper valorizzare il proprio lavoro attraverso social e sistemi spesso ridondanti rispetto alla necessità dell’arte e il rispetto dell’artista stesso, così che essere cercati da qualcuno di autorevole non è cosa probabile, tutt’altro”.
I consensi arrivano, quasi sempre, da fuori, come nel 2018 – Selezionato dalla giornalista Ariela Gittlen di New York, ne i “7 artisti che reinventano l’antica arte del mosaico” pubblicato sulla rivista d’arte Artsy. www.artsy.net/article/-editorial-7reinventing-ancient-art-mosaics Oppure quando nel 2018 fu selezionato da Chantal Menhem, Beirut (Libano). “Questi 10 artisti raccontano la storia del moderno mosaico d’arte”. https://blog.mozaico.com/modern-mosaic-art 2014 “Ospite” della giornalista televisiva Angela Accaino in, “Buongiorno Friuli” a Udinese Channel, Udine. Nel 2013 fu “Ospite di Laura Vianello, al settimanale “Artevisione Magazine”, di RTV Koper Capodistria-Slovenija.
Un evento di rilievo fu quando RAI3 del FVG mandò in onda il 30 dicembre 2018 e in replica il 2 gennaio 2019 il documentario Enzo Valentinuz, “L’anima delle Pietre”, realizzato dal vidiomaker regista Luigi Vitale, con la collaborazione della giornalista Margherita Reguitti.
Nel documentario incontriamo il Maestro nel suo studio di Romans d’Isonzo ma anche in alcune particolari aree del Carso Goriziano mentre racconta come avviene la selezione delle pietre che diventeranno le tessere del mosaico nelle sue opere. Il Carso, “quel Carso” teatro di crude battaglie accorse durante la Grande Guerra, dove Enzo trova i segni sulle pietre, scolpite dalle battaglie, le raccoglie, le misura, le cataloga e le utilizza per narrare.
L’invito da parte del direttore Gianpiero Brovedani della Scuola Mosaicisti a incontrare gli allievi dell’ultimo anno di specializzazione, altro riconoscimento della sua ricerca artistica. Le sue opere assumono narrazioni differenti quando parlano della guerra, come quelle esposte ai Musei Provinciali di Gorizia, a Borgo Castello nel 2017 dal titolo “Carso: non solo pietre”, ma si possono fondere con il graffito su intonaco come quelle esposte a L’arte non Mente, dentro il padiglione 9, donne agitate, in cui il Maestro ha accolto su di sé le storie di quelle donne recluse ai tempi del Manicomio, ne ha attraversato il grande cambiamento dalla reclusione senza speranza fino alla trasformazione basagliana. Le due grandi opere rappresentano la sofferenza ma anche il lavoro di uomini e donne che hanno saputo dare speranza alle persone che soffrono di disagio mentale.
Le opere di Enzo vanno guardate e senza fatica si fanno ascoltare in una narrazione fluida che tocca le nostre emozioni, sanno essere raffinate quando il suo graffio sull’intonaco sfiora le tonalità lievi e quelle decise per creare i contrasti di una materia dura che invece si fa permeare dalla capacità comunicativa del suo tratto, rappresentano il viaggio tra l’imporsi delle pietre e fluire del graffio quale metafora e concetto dell’opera stessa.
Ostinato e unico interprete della tecnica del graffito su intonaco, Enzo tramanda con passione la sua conoscenza attraverso incontri pubblici o nelle scuole con i suoi laboratori, attento alla valorizzazione della più antica tecnica d’arte, che dopo Enzo rischiamo di non incontrare più. Enzo è un Signore, di quelli come non incontri più: gentile nei modi, sensibile al mondo che lo circonda, attento ai cambiamenti socio-culturali, alla valorizzazione dell’arte come strumento comunicativo di grande forza, per questo il Maestro non si occupa solamente delle sue esposizioni ma vuole valorizzare anche altri artisti e per questo da due anni è anche presidente dell’associazione Opificio330 ETS, che organizza eventi artistici importanti proprio per porre il dialogo tra arte e attenzione civica-sociale: mostre collettive come “Smarrisi” di Lignano Sabbiadoro, sul tema del disagio mentale; “dalle radici alle fronde…” per l’analisi dell’incrocio tra culture del quartiere Aurora, progetto sostenuto da OMS Città Sane di Udine, oltre ai laboratori artistico-didattici vede la realizzazione di un’opera permanente di Enzo collocata proprio al centro vitale del quartiere; “Per quanto tempo è per sempre”a Udine negli spazi dell’ ex ospedale psichiatrico, per affrontare la riflessione sul cambiamento climatico; e ancora le due edizioni del TreeArt Festival il cui tema è la relazione uomo-natura e ha trovato massima espressione nell’esposizione di opere permanenti di Capaccioli e Lapie e nell’esposizione di altri artisti contemporanei.