Nuovo appuntamento artistico per IoDeposito Ong. In collaborazione con il Gruppo Ermada Flavio Vidonis e il Castello di Duino, sabato 25 alle 11 presenta l’installazione sonora ‘Panoptico (PAN-ὀπτικός)’ di Greta Lusoli, nel bunker del Castello di Duino.
L’evento, fruibile gratuitamente fino al 2 aprile (dalle 9.30 alle 17.30, tutti i giorni tranne il martedì), è organizzato con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e il patrocinio dell’Unesco, e rientra nell’ambito della terza edizione dell’ampia rassegna artistica e culturale ‘B#SIDE WAR’, ideata da IoDeposito e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali.
In un’Europa che cento anni fa si configurava come una grande prigione a cielo aperto, quasi 15 milioni di persone vivevano intrappolate in carceri di guerra inumane. A fianco a loro, altrettanti civili soccombevano tra campi di rifugiati, campi d’evacuazione o tra le propria mura domestiche, prigionieri di una realtà di distruzione e di privazione.
L’opera Panoptico (PAN-ὀπτικός) si relaziona con quel terribile scenario di guerra tentando di evocare sonoramente – ricostruendola nella mente dell’uditore – l’angosciosa architettura di prigione ideata dal filosofo e giurista J. Bentham alla fine del 18° secolo.
Concepita per rendere più efficienti, economiche e sorvegliabili le carceri, la struttura di Bentham permette a un singolo sorvegliante di controllare contemporaneamente tutti i detenuti pur rimanendo fermo al centro dell’edificio, grazie alla dislocazione che sviluppa le celle ad anello attorno allo spazio centrale.
Queste celle divennero dunque trasparenti, comportando la distruzione della privacy dei prigionieri: la protezione della loro intimità (e della loro identità più profonda) svanisce quindi del tutto, contribuendo a quel pericoloso processo di oggettualizzazione e de-umanizzazione del prigioniero.
L’intervento di arte pubblica della Lusoli offre diversi piani di lettura, individuando almeno tre matrici intrinseche in un’opera tanto immateriale e invisibile, quanto emozionalmente complessa. La prima chiave interpretativa è di carattere prettamente sensoriale: per evocare la crudele architettura del PAN-ὀπτικός, l’artista proietta nello spazio del fruitore un suono vibrante, profondo, aspro e sgradevole, capace di evocare segnali d’allarme naturali e primordiali.
Il secondo livello sintonizza l’esperienza di questa architettura al dramma dei conflitti contemporanei, facendosi simbolo di una realtà non vista e non considerata (ma fin troppo comune nel mondo di oggi). Per mezzo di una proporzione matematica e concettuale che divide i minuti contenuti in 365 giorni per il numero dei prigionieri che ogni anno muoiono vittime delle guerre, il suono viene emesso ogni 5 minuti e 53 secondi.
Una terza matrice metaforica riguarda infine la dissociazione delle polarità vedere-essere visti: la vastità dei conflitti che attanaglia il mondo intero non viene oggi colta dai nostri occhi eppure, grazie al suono che prepotentemente giunge a toccare corde profondissime della nostra anima, riesce a essere percepita chiaramente dalle nostre menti, penetrando nella routine della quotidianità che assorbe e isola dai grandi drammi contemporanei.
Un ruolo importante gioca la scelta dei luoghi specifici in cui il suono viene proiettato e con i quali l’installazione si relaziona con naturale contiguità: il Castello di Duino venne prima completamente distrutto a causa della vicinanza col fronte, per essere poi condannato a un susseguirsi di bombardamenti degli alleati sul Monfalcone anche durante la seconda Guerra Mondiale.