Un passato ancora vicino nel tempo, ma già fissato nella storia: quello che coincide col riconoscimento della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la creazione della Provincia di Pordenone e dell’Università di Udine. Ma anche con il boom demografico e le trasformazioni urbanistiche delle nostre città, le contestazioni giovanili e gli scioperi dei lavoratori, oltre ad avvenimenti luttuosi come l’alluvione del ‘66 e il terremoto del ‘76 Fotografia come testimonianza. Friuli 1960-1980, aperta nella chiesa di San Francesco a Udine fino al 9 gennaio e organizzata dall’Irpac (Istituto Regionale di Promozione e Animazione Culturale), è un grande affresco del nostro passato prossimo: il frutto di un intenso lavoro di ricerca condiviso con diverse istituzioni pubbliche e private regionali, ma anche con la collaborazione di archivi privati che hanno consentito di esporre al pubblico numerosi scatti inediti tra le oltre 50 immagini selezionate.
TRAGUARDI ISTITUZIONALI – Il progetto, che comprende anche alcuni filmati messi a disposizione dalla Cineteca del Friuli e dalle teche Rai, oltre a un catalogo con saggi di Claudio Domini, Paolo Medeossi e Alvise Rampini, è iniziato con l’analisi e la ricerca dei principali avvenimenti storici che hanno interessato il nostro territorio tra il 1960 e il 1980: anni ricchi di importanti traguardi istituzionali, ma pure di avvenimenti di cronaca fissati nella memoria dagli scatti dei professionisti. E anche da quelli apparentemente meno celebrati di tutti gli ‘amatori’ che hanno documentato avvenimenti politici, cerimonie, eventi sportivi, pubblici e privati.
LA STORIA SENZA ‘MAIUSCOLA’ – La mostra fotografica dell’Irpac non si limita infatti a ripercorrere la storia con la maiuscola, trasmessa dai principali media, anche e soprattutto grazie all’opera dei fotografi professionisti, ma è l’occasione per rivivere frammenti di quotidianità o eventi di particolare interesse. Come le visite in regione di importanti esponenti del mondo politico e culturale negli Anni ‘70 (Marco Pannella a Udine, Dario Fo a Trieste con Franco Basaglia, i funerali di Pier Pasolini). O la costruzione (e distruzione) nel decennio precedente di edifici che fanno (o hanno fatto) parte della storia della città, dal Palasport Carnera al Teatro Puccini e il Cinema Eden, sopravvissuti solo nella memoria.
“ANNI DI CAMBIAMENTI” – E poi, la parte forse più originale: i volti, gli abiti, le occasioni di incontro (quello che oggi chiamiamo ‘assembramento’…) e le consuetudini – che oggi sembrano lontane più di un secolo – di un periodo spesso mitizzato, in bilico tra nuovi desideri, sacrifici condivisi e speranze. “La narrazione iconografica – come spiega Lorenzo Ventre, presidente dell’Irpac – di un passato che ancora si proietta nell’oggi e ci riporta ad un periodo di fermenti, rincorse e a volte di perdite e delusioni. Un periodo di cambiamenti del quotidiano, fissato con realismo dalla fotografia”.