Se la peculiare caratteristica di attraversare la più stretta attualità connota anche questa nona edizione de “Le voci dell’Inchiesta” – in programma a Pordenone tra mercoledì 13 e domenica 17 aprile con proiezioni di documentari selezionati nei migliori festival internazionali, presentati spesso in prima italiana – l’apertura del festival di Cinemazero sarà dedicata al ricordo del terribile evento che ha profondamente segnato la storia recente del Friuli.
Il 40.mo anniversario del terremoto che nel maggio del 1976 distrusse interi paesi del Friuli, sarà al centro della serata di mercoledì 13 aprile: una catastrofe senza precedenti che provocò quasi mille morti, oltre 100 mila sfollati, coinvolse 600 mila abitanti (il 60% della popolazione), provocò la distruzione completa di 45 comuni e il grave danneggiamenti di 52 centri. In prima linea nel raccontare le devastazioni, i danni, i soccorsi, ma anche la tenacia dimostrata dai friulani nell’opera di ricostruzione, una serie di agguerriti inviati della Rai, tra cui Gianni Minà, Paolo Frajese, Bruno Vespa. E proprio la voce di Minà e del suo collega Rai Edek Osser accompagneranno, tra gli altri, una serata piena di contributi video con la proiezione di immagini sinora inedite.
Le Voci dell’Inchiesta vuole ricordare il ruolo fondamentale delle televisioni e della stampa, locale e nazionale, durante i mesi dell’emergenza e nei lunghi anni della ricostruzione. L’interesse su quanto accadeva nell’area terremotata ha contribuito ad arricchire il dibattito attorno a quella ricostruzione che, anni dopo, sarebbe stata guardata dal resto della nazione come “modello Friuli”, un riconoscimento alla tenacia e alla speranza dei friulani che nei giorni del disastro e nei dieci anni successivi non crollò mai. Il terremoto del Friuli è un esempio davvero unico per la straordinaria opera collettiva di ricostruzione: i paesi, i centri storici, le case, e le fabbriche furono ricostruiti esattamente dov’erano. Dall’esempio del Friuli nacque la moderna “Protezione Civile”.
A coordinare la serata il caporedattore della redazione programmi della Sede Rai del Friuli Venezia Giulia Cristiano Degano. Ospiti anche il direttore della Sede Rai regionale Guido Corso, il direttore del Messaggero Veneto Tommaso Cerno e de Il Gazzettino Roberto Papetti. Il Presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia Franco Iacop riconoscerà ufficialmente – in un luogo votato all’audiovisivo come Cinemazero – il ruolo particolare della televisione RAI e dei suoi inviati nel raccontare in immagini nell’immediatezza con partecipazione, continuità e rispetto, il terremoto del 1976.
Quando la terra chiama
Il terremoto in Friuli fu anche uno straordinario esempio di solidarietà giunta da ogni parte del mondo, e proprio di questo sostegno e di questa fratellanza internazionale racconta il toccante documentario del regista Massimo Garlatti-Costa “Quando la terra chiama”, presentato in prima assoluta alla presenza dell’autore. Il documentario prodotto dalla Raja Films per l’Ente Friuli nel Mondo racconta il dramma del terremoto del 1976 dalla prospettiva dei friulani che lo vissero dalle loro terre di emigrazione: Australia, Canada, Francia, Svizzera, Argentina e da altre località italiane. Dai primi giorni dopo il terremoto, l’Ente Friuli nel Mondo ha agito come ponte tra i friulani lontani e la loro patria di origine. Il documentario racconta le innumerevoli iniziative pro Friuli da parte dei suoi figli lontani, come le raccolte fondi – valutabili in svariati miliardi di lire – le azioni di lobby politica presso i governi stranieri e le missioni per aiutare i propri fratelli in Friuli, che hanno permesso la costruzione di numerosissimi manufatti ancora oggi visibili: asili, scuole, case di riposo ed interi villaggi per i senza tetto.
Il lavoro presenta materiale inedito trasferito direttamente dalle pellicole originali in 16mm e 35mm ed anche materiale fotografico e giornalistico dell’epoca. Realizzato in varie versioni linguistiche, il documentario sarà distribuito dall’Ente Friuli nel Mondo presso tutti i Fogolârs e lis Fameis Furlanis affinché il contributo dato in quella drammatica occasione possa essere raccontato e pienamente compreso nella sua straordinarietà.