Dopo l’articolato viaggio nell’universo poliedrico dell’artista e regista Bigas Luna al Castello di Susans di Majano e alla Terrazza Mare di Lignano Sabbiadoro, e quello ancora in corso a Gemona fino a domenica 28 (la mostra ‘A testa alta’ di Willy Verginer), il Festival Maravee approda a Capodistria.
Negli apputamenti precedenti, il festival ha messo in scena l’umanità dell’arte e l’arte della progettualità attraverso mostre e spettacoli in cui la vita e l’opera dell’autore catalano scomparso nel 2013 dialogavano con sculture, fotografie, dipinti, incisioni e performance di artisti che hanno omaggiato la sua dedizione al concetto di ‘madre terra’,.
Con l’ultimo appuntamento alla Galerija Loža – la collettiva intitolata ‘La cura’, che s’inaugura venerdì 26 alle 18 – Maravee Mind rimette al centro del Festival la dedizione alla natura, proseguendo la via emozionale che caratterizza la poetica di Bigas Luna. Tesa tra Ragione e Passione nella relazione fra l’amore per l’ambiente e una progettualità certosina, ‘La cura’ mette in scena il principio della dedizione, la volontà di occuparsi di qualcosa e qualcuno, di prendersene cura, per l’appunto!
L’oggetto della dedizione è la relazione uomo/natura, traslata in un’intrigante e divertita visionarietà. Anticipata dal video ‘Maravee Mind’ – ideato e realizzato dagli studenti del Liceo Artistico Sello di Udine, che traduce in una suggestiva animazione il concept dell’intero Festival – la mostra si sviluppa attorno a un ‘cuore pulsante’: quello che batte nel video ‘Con el corazon’.
Realizzato da Bigas Luna nel 2008, è un plauso alla vita e al suo ciclo naturale entro il percorso autobiografico dell’autore: da una ripresa amatoriale del suo battesimo all’ecogografia di un feto e, dalla nascita alla morte, la dedica e la cura di una palma in memoria di ognuno dei suoi genitori. “La cura”, per l’appunto, dell’uomo e della natura, che Bigas Luna intendeva in una relazione di reciproco scambio e che gli artisti in mostra mettono in scena ri-progettandola in nuove germinazioni.
Anja Jerčič Jakob fa crescere il quadrifoglio in oggetti d’uso quotidiano, ritagliando nella mente creativa e negli occhi dell’osservatore dei micro-mondi connotati da un intenso e balsamico lirismo. Innanzi ai libri/vasi possiamo immaginare di leggere un romanzo accarezzando le foglie che vi spuntano; oppure di proiettarci in quell’angolo domestico in cui cresce il prato che contamina di verde vivo anche la sedia e il tavolino.
L’immaginazione corre lungo le sale e s’innerva sull’ampia parete di Mateja Kavčič, dove il segno raffinato e discreto disegna l’intreccio arboreo di un bosco che contamina lo spazio architettonico. Uno spazio ri-creato, che sfonda concettualmente la parete, arieggiata per via di metafora in direzione dell’infinito.
Infinitamente grande e infinitamente piccolo si fondono nell’opera di Saba Skaberne, dove l’elemento vegetale è ri-creato in feltro, quindi in un materiale naturale che stimola la tattilità suggerendo calore e conforto. Rami, foglie, fronde, piante, alberi….astratti in forme essenziali e morbide campeggiano sulla parete, come fossero animate dal vento di un paesaggio mentale.
Un paesaggio abitato dagli animali di Lara Jeranko Marconi, che proprio all’insegna del “prendersi cura di…” li ritaglia con progettualità certosina su fogli di carta bianca tracciando un circuito interno ai corpi fatto di intrecci di rami e foglie, quasi avessero inghiottito, quegli animali, il paesaggio in cui abitano.
‘La cura’ è una mostra in cui la mente creativa viaggia ad alta velocità nei sentieri di una natura colorata e fiabesca, capace di catapultare l’osservatore nella magica tensione fra Ragione e Passione.