Il fatto è noto. La notte del 17 novembre 1797, in un’osteria non lontana da Udine, l’Europa venne ridisegnata con la firma di quello che è passato alla storia come ‘Trattato di Campoformio’. Secondo le ricerche di alcuni esperti, la firma di Napoleone sul documento che fissò – tra l’altro – il passaggio di Friuli, Venezia, Istria e Dalmazia all’Austria, avvenne però nella più prestigiosa villa Manin di Passariano. Nei 6-7 mesi In Friuli, il Generale ne passò 57 a Passariano, dal 27 agosto al 22 ottobre. Con lui, la corte militare e la guardia armata, ma anche la moglie Giuseppina, recente sposa, come sanno bene i tantissimi turisti che visitano la residenza di campagna dell’ultimo doge di Venezia proprio per vedere ‘il letto di Napoleone’, in una camera con affaccio sulla piazza principale, nell’appartamento al piano terra.
LA NASCITA DI UN MITO – L’Erpac (Ente regionale per il patrimonio culturale) ha deciso di ricordare i 200 anni dal ‘5 maggio’, data della morte dell’uomo più amato e odiato del suo tempo, con una mostra proprio a Villa Manin, intimamente legata agli inizi dell’epopea napoleonica. Napoleone. Un omaggio, da sabato 9 nella Barchessa di Levante, a cura di Guido Comis e Dino Barattin, che illustra, con una sessantina di pezzi tra dipinti, sculture e incisioni da prestigiosi musei italiani e collezioni private, come gli artisti abbiano contribuito a consegnare al mito la parabola storica del Grande Corso.
IL “NOVELLO CESARE” – Fin dalle battaglie della prima campagna d’Italia, il giovane generale si servì dell’opera di grandi artisti per esaltare le proprie imprese. I suoi stessi lineamenti e la sua esile figura furono trasfigurati in quelli di un novello Cesare e alcuni dei busti presenti in mostra lo immortalano con le sembianze di un imperatore romano, mentre il celeberrimo capolavoro di Canova, Napoleone come Marte pacificatore – di cui è presente un modello in bronzo – ne idealizza i tratti al punto da elevarlo a divinità olimpica. Fra i capolavori in mostra, anche la serie dei Fasti di Napoleone: immagini dipinte da Andrea Appiani a commemorare le vittoriose campagne d’Italia, realizzate per la grande Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano.
ADULATORI E DENIGRATORI – Pur se di dimensioni contenute, l’esposizione permette di cogliere fino a che punto Napoleone abbia polarizzato i giudizi di adulatori e denigratori, oltre che di ammirare le opere in cui hanno trovato espressione punti di vista visceralmente diversi. Come spesso avviene per le figure più ingombranti della storia, infatti, il mito si espresse anche nell’anti-mito. L’immagine di Napoleone fu deformata e ridicolizzata in una serie di caricature francesi, inglesi e tedesche, che stigmatizzavano la smisurata ambizione di Bonaparte e le conseguenze sanguinarie delle sue imprese. Oltre a una selezione delle caricature, il percorso espositivo si conclude con tre maschere mortuarie ottenute dal calco del volto di Napoleone dopo la sua morte.
“Con questa esposizione l’Erpac è riuscito nell’intento di fare una sintesi della vita di Napoleone, restituendone l’intera parabola con l’evidenza degli ossimori che caratterizzarono la sua storia e in particolare le diverse rappresentazioni che si fecero della sua personalità – il commento dell’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli – Nessun personaggio storico che lo ha preceduto ha subito così tanti oltraggi, che in fondo altro non sono che il contrappasso nella vita di un uomo di conquista che in quanto tale fece del cinismo una delle sue leve” ha commentato Gibelli rivolgendo un plauso ai curatori, Guido Comis e Dino Barattin, per aver “messo in evidenza il trionfo e la satira, anche cattiva, che in ogni caso non scalfisce ciò che Napoleone è stato per la storia; di ciò resta evidenza proprio a Villa Manin, il luogo che ancora oggi a distanza di 200 anni, mantiene più viva che mai la traccia della sua presenza in Friuli“.