è dedicata all’esperienza artistica e culturale vissuta tra fine ‘800 e la Prima guerra mondiale da numerosi artisti e intellettuali della Contea di Gorizia, o che operarono nei suoi territori, la mostra ‘Nel segno di Klimt – Gorizia salotto mitteleuropeo’, aperta fino al 26 marzo nel Museo Santa Chiara in corso Verdi. In esposizione, materiali di artisti che hanno ruotato attorno alla capitale di una Contea di nazionalità italiana e slovena, all’epoca appartenente all’Impero austro-ungarico, prosecuzione naturale per gli artisti formati a Vienna, Monaco e Berlino.
Punto di riferimento artistico è la Secessione viennese, quel gruppo di artisti che voleva innovare l’arte senza ‘condannare’ quella dei padri: un punto di riferimento per i giovani, educati nelle regioni dell’Impero non ad essere trasgressivi, ma al valore della Bildung, all’aristocrazia dello spirito.
Anche nella Contea si respirava aria di Secession: non tanto a Gorizia quanto a Grado, dove gli artisti viennesi avevano portato innovazioni e fermenti artistici, arricchendosi dell’apporto di nuove idee, della creatività e originalità dei nostri artisti, italiani nel cuore e nella passione. L’esposizione si apre con un omaggio a Dante Alighieri, che per i Secessionisti rappresentò un esempio da imitare. Alla sua profondissima moralità guardavano gli artisti viennesi come Klimt, ma anche quelli della Contea come Alfonso Canciani, autore del ‘Bozzetto per il monumento a Dante’, esposto in importanti mostre internazionali.
Tra gli artisti esposti ci sono Ernst Stöhr, amico dell’imprenditore friulano Giacomo Ceconi; Rudolf Jettmar, attivo collaboratore della rivista ‘Ver sacrum‘, di cui sono esposti una quarantina di fascicoli. Da non dimenticare Josef Maria Auchentaller, che ha dedicato manifesti e dipinti a Grado, la sua seconda patria e la spiaggia più amata dell’Impero danubiano. Visibili anche lettere autografe di Klimt, disegni di Egon Schiele, copertine di Oskar Kokoschka, una sezione speciale dedicata ai libri per bambini e una rassegna di quadri e manifesti di autori locali che si sono formati tra Vienna, Monaco e Berlino, fra cui Antonio Camaur, Arturo Marion Collavini, Adolfo Levrier, Gemma Verzegnassi e Gino de Finetti. Una sezione dedicata agli architetti – fra cui Max Fabiani e Silvano Barich – che operarono a Vienna e nella Contea chiude la rassegna.