Quindici nomi, quindici vicende di ragazzi morti durante la guerra che rappresentano l’intero dramma del primo conflitto mondiale. È quello che è riuscito a realizzare lo storico Marco Chiavon con il suo ultimo libro “Una storia ritrova”, che racconta appunto la vita e la morte di quindici ex studenti della Scuola agraria “Sabbatini” di Pozzuolo chiamati alle armi dal 1915. Si tratta di Pietro Bertolissio di Dignano, Ernesto Brovedani di Villasantina, Alberto Caretti di Tolmezzo, Otello Comoretto di Buja, Vincenzo De Martin di Meduno, Mario Del Frari di Castelnovo, Agher Ermacora di Albinea (Reggio Emilia) e di Fagagna, Ennio Isola di Montenars, Mario Martini di Migliarino (Ferrara) e di Spilimbergo, Pompeo Micoli di Valvasone, Berengario Ortis di Vito d’Asio e Chions, Giosuè Paciani di Cividale, Pietro Rorai di Zoppola, Primo Roselli di Tricesimo e Aldo Zanutto di Cividale. Il libro, oltre a riportare alla luce la storia di quindici ex studenti, si può considerare come atto finale delle iniziative e dei momenti d’incontro realizzati per celebrare nel 2021 i 140 anni di attività della Scuola Agraria.
“Cercando e sperando di trovare documentazione di quel periodo nell’archivio-biblioteca dell’attuale Scuola Agraria – spiega l’autore – mi è capitato tra le mani un album con impressa la dicitura ‘alunni caduti nella grande guerra’; all’interno c’erano quindici fogli con la foto di altrettante persone, alcune informazioni anagrafiche, dettagli del periodo militare e del decesso. In pratica si trattava di quindici ex allievi morti durante la Prima guerra mondiale, quindici ragazzi che negli anni precedenti allo scoppio del conflitto avevano frequentato la Scuola; giovani che provenivano da dodici diversi Comuni dell’allora Provincia di Udine e da due Comuni delle Provincie di Ferrara e di Reggio Emilia”.
Il libro verrà presentato venerdì 5 maggio alle 20.30 all’auditorium dell’attuale Istituto professionale per l’agricoltura.
“Anche se sono trascorsi oltre cento anni dalla loro morte – continua Chiavon -, mi sembra quasi di averli sempre conosciuti e le loro vite possono essere considerate la sintesi e l’esempio delle storie dei milioni e milioni di giovani che, con divise di diverso colore, sono morti nella Grande Guerra”.
