‘Rave’ con pecora nera dal Friuli a Roma

Dai colli friulani a Roma: al Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, martedì 28 sarà presentato il video ‘La oveja negra’ (la pecora nera), realizzato a maggio 2014 alla Rave Residency dall’artista guatemalteca Regina Josè Galindo. Durante l’evento, inserito nell’ambito del ciclo di incontri ‘Incontrollabile Bellezza: la condizione contemporanea dell’arte’, moderati da Hanru Hou, direttore artistico del MAXXI, verrà proiettato anche il video ‘Inside the Circle’ realizzato da Adrian Paci per l’edizione 2011 di ‘Rave’.
Rave East Village Artist Residency, ospitato a Trivignano Udinese, è la prima residenza che apre la discussione sul ruolo e sulla responsabilità dell’arte contemporanea nei confronti dell’alterità animale e sulla necessità di ripensarsi in una prospettiva biocentrica e antispecista. La Galindo, che nelle sue performance ha sempre affrontato il dolore di coloro che il potere voleva ridurre al silenzio e all’oblìo, ne ‘La oveja negra’ ridona una forte voce agli ultimi per eccellenza: gli animali. Voce che, dalle colline di Torreano dove un anno fa si è svolta la performance, era giunta all’ex-macello Museo Macro Testaccio di Roma, tramite una diretta streaming a cura di Benedetta Carpi De Resmini.
Body artist nota per le sue performance ‘estreme’ e ai limiti della resistenza, già leone d’oro alla 51° Biennale di Venezia, l’artista parte nella sua performance proprio da una figura cara alle terre friulane, quel Pier Paolo Pasolini che il giorno prima di essere ucciso, nella sua ultima intervista, disse: ”Piacerebbe anche a me se tutto si risolvesse nell’isolare la pecora nera. Le vedo anch’io le pecore nere. Ne vedo tante. Le vedo tutte. Ecco il guaio”.
Nell’azione artistica, la Galindo diventa monumento vivente, facendosi scultura pulsante e immota, radicata nella nuda terra. Per un’ora i suoi arti sono rimasti interrati e lei ha assunto le sembianze antropomorfe di una pecora dai capelli scuri, in una ibridazione impossibile come monumento alle pecore nere di ogni tempo, alle voci sollevate che per questo furono ‘passate per le armi’.