Se esistesse una classifica dei più grandi fotografi del 20° secolo, il suo nome sarebbe nella ‘top 5’ vicino a Capa e Cartier-Bresson. Autore di uno degli scatti-icona del ‘900, Il bacio (Baiser de l’Hotel De Ville, scattata nel 1950, durante un servizio per la rivista Life), la fotografia più riprodotta in assoluto nella storia, il francese Robert Doisneau (1912-1994) è stato uno dei maestri della ‘fotografia umanista’. E anche un artista tout court, amico di attori, musicisti, scrittori…
Icone in bianco e nero
Da sabato 13 al 23 giugno, il Magazzino delle Idee di Trieste presenta la mostra Robert Doisneau. Across the century, organizzata dall’ErPac in collaborazione con diChroma photography di Madrid. Un’ampia retrospettiva con 88 fotografie in bianco e nero che sintetizzano l’intero arco della sua attività artistica, dal 1929 al 1987. Ogni volta che venivano pubblicate nelle riviste del dopoguerra, le sue fotografie avevano il potere di dare alle persone fiducia nel futuro, malgrado la Francia fosse distrutta e la povertà riguardasse la maggior parte della popolazione.
La bellezza del ‘quotidiano’
La sua fotografia ‘umanista’ si concentrava infatti sulle persone e non su un evento specifico, raccontando la vita quotidiana o, con le parole di Victor Hugo, “lo straordinario nel profondo dell’ordinario”. Al Magazzino delle Idee saranno esposte tutte le tematiche più importanti su cui Doisneau ha lavorato: la vita quotidiana e quella di strada, Parigi e i sobborghi, i bambini, la ricostruzione della Francia dopo la guerra… Selezionate dalla collezione dell’Atelier Doisneau, raccontano la passione dell’autore che più ha celebrato la bellezza misconosciuta della quotidianità, creando un immaginario collettivo basato sulla vita della gente comune, con uno sguardo sempre attento al mondo e agli ‘altri’.
L’uomo prima del denaro
Fotografo ‘per commissione’, autore di scatti industriali, talvolta pubblicitari, per committenti come Renault, Vogue, ecc, cui si dedicava con cura minuziosa e costante inventiva, nel corso degli anni Doisneau ha accumulato testimonianze sull’ambiente che lo circondava, la sua epoca e ritratti dei contemporanei. La mostra si presenta quindi come una vera e propria passeggiata nel 20° secolo attraverso le sue immagini più iconiche, sempre realizzate con l’intenzione di dare dignità e valore alla fotografia, cercando però di svincolarla da una considerazione meramente ‘professionale’, occupandosi in primo luogo di soggetti che non interessavano a nessuno e che non avevano nessun valore commerciale.
Sguardi ‘imperfetti’
Il suo oggetto privilegiato era Parigi, dove realizzò serie di scatti innovativi nella loro ‘imperfezione’, dominati da una forte carica umana: immagini di una metropoli non convenzionale, fatta di piccola gente, di musica, di grandi e bambini, i cui sguardi trasudano umanità e tenerezza. Un modo di lavorare poco convenzionale e fuori dagli schemi per un fotografo “animato dal solo bisogno di registrare quello che lo circonda, senza aspirazioni a ottenere risultati economici”.