“O la’… O rompi” è il motto dell’8° Reggimento Alpini che dà il titolo dell’ultima opera di Marco Pascoli, Luigi Teot e Andrea Vazzaz (editore Aviani&Aviani) che rende onore a questo celebre reparto in cui generazioni di friulani hanno svolto il servizio militare e prima ancora hanno indossato la divisa in guerra. Il libro, avvalendosi di 344 pagine e di oltre 500 immagini storiche e attuali, ricostruisce l’intera storia dell’Ottavo. Ossia, di uno dei reggimenti più decorati d’Italia, oltre che di uno strumento militare d’eccellenza tuttora attivo con sede a Venzone e che incarna sia un ‘pezzo’ di storia europea, sia un pilastro dell’identità friulana. Dal 1909 a oggi, nelle file dell’8° Alpini hanno militato centinaia di migliaia di uomini (e donne, nel periodo più recente), passando attraverso la Grande Guerra, le campagne coloniali, il Secondo conflitto mondiale, le catastrofi naturali, le più recenti missioni in territorio nazionale e internazionale, con particolare riguardo al teatro afghano, dove pure in questo momento il reggimento si trova schierato. Sebbene oggi l’Ottavo sia imperniato sul solo Battaglione Alpini “Tolmezzo”, storicamente vantava la presenza di tanti altri reparti, fra cui i noti Battaglioni “Gemona”, “Cividale”, “Val Tagliamento”, “Val Fella”, “Val Natisone”, “Monte Arvenis”, “Monte Canin”, “Monte Matajur”, “Monte Nero”. Come le denominazioni assunte dei suoi reparti già suggeriscono, la connessione fra 8° Reggimento Alpini e il Friuli è storicamente fortissima. Ciò non solo in virtù delle sedi avute dal comando e dai reparti del reggimento, ma anche perché fino all’abolizione della leva obbligatoria quest’unità era formata in maggioranza proprio da friulani: si può quasi dire che in Friuli non c’è famiglia che, a un qualche suo livello generazionale, non abbia un alpino che ha fatto la naja nell’Ottavo. Senza contare come, durante le due guerre mondiali, le penne nere dell’Ottavo abbiano combattuto anche in territorio friulano o comunque limitrofo, in ogni caso perdendo migliaia e migliaia di uomini sul campo. Non a caso sulle Alpi Carniche e Giulie sono ancora ben visibili i resti delle infrastrutture militari costruite dai suoi uomini e in tante parti della regione emergono monumenti dedicati a uomini e a fatti riconducibili all’Ottavo.
Tuttavia, in questa unità militarono anche veneti, emiliani, abruzzesi, molisani, marchigiani, che contribuirono a costruire l’epopea del reggimento soprattutto nel periodo della Prima guerra mondiale e che allargano ulteriormente la portata geografica della sua storia.
È quindi una realtà militare, ma anche sociale e umana, a cui gli autori hanno voluto tributare un dettagliato lavoro di narrazione storica, focalizzato sulle vicende organiche e operative del reggimento, sulle esperienze personali dei suoi tanti protagonisti illustri o particolari (sebbene non sempre conosciuti al pubblico), sui luoghi, sugli oggetti, sulle testimonianze rese grazie ad un ampio apparato fotografico – documentale accuratamente selezionato. Il libro viene presentato a Tarcento sabato 12 settembre (ore 18 nell’ex Cinema Margherita in viale Marinelli) e ad Ara Grande di Tricesimo venerdì 25 settembre (ore 20 nel centro culturale Sgarban) ed è acquistabile nel Museo della Grande Guerra di Ragogna.
Storia e mito dell’Ottavo: ‘O là… o rompi’
Marco Pascoli, Luigi Teot e Andrea Vazzaz spiegano un ‘pezzo’ di storia europea, sia un pilastro dell’identità friulana
424
articolo precedente