Celebrazioni, a Trieste e Lubiana, per Boris Pahor, lo scrittore italiano di lingua slovena che oggi compie 106 anni, autore del capolavoro ‘Necropoli’, ultima grande firma della letteratura del Novecento italiano, dopo la morte di Gillo Dorfles, a 108 anni, e Andrea Camilleri, a 93.
Boris Pahor è nato nel 1913, quando governava Francesco Giuseppe e, con la sua vita e i suoi racconti, ha attraversato tutto “il secolo breve”: dalle prime persecuzioni della minoranza slovena, allo squadrismo fascista, fino alle guerre mondiali e ai campi di sterminio nazisti, dove fu deportato.
Un lungo viaggio che lo ha portato, fra decine di libri e centinaia di incontri, soprattutto con i giovani, a diventare forte e convinto europeista, una voce ferma e per nulla flebile ancora oggi. Nelle interviste dalla sua casa di Contovello, a Trieste, o nelle celebrazioni dell’anniversario dell’incendio del Narodni Dom, dato alle fiamme dai fascisti nel 1920, il messaggio da lui lanciato in questi giorni è chiaro: “L’Europa è preziosa”.
E il suo monito ha la forza della sintesi: “La storia può tornare”.
Anche per questo, nella “sua” Trieste, in piazza Oberdan, gli amici di sempre, stasera hanno letto i suoi scritti e hanno alzato i calici ai suoi 106 anni e alla profondità dei suoi pensieri.
Lo stesso, e non solo simbolicamente, sempre in serata, hanno fatto a Lubiana, nella storica e famosa libreria Consorijum. Perché “l’Europa è preziosa” per evitare che ritornino gli orrori della storia.