Raffigurano segni, simboli e geometrie sacre, ispirate dall’Italia ‘costruita’ – cioè, opera dell’uomo – le immagini del grande maestro della fotografia in bianco e nero George Tatge raccolte nella mostra ‘Italia metafisica’, aperta fino al 30 luglio alla Galleria Harry Bertoia di Pordenone. Nato a Istanbul nel 1951 da madre italiana e padre americano, in Italia dal 1973, Tatge ha presentato mostre in America ed Europa e le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni. Nel 2010 ha ricevuto il ‘Premio Friuli Venezia Giulia’ per la fotografia e nel 2016 il Premio Hemingway di Lignano Sabbiadoro.
La mostra ‘Italia metafisica’ sta girando tutta la nazione dal 2015 presentando non solo architettura, ma anche edifici minori e manufatti di ogni tipo che l’uomo lascia dietro di sé: metafore e misteri dell’abitare temporaneo nei luoghi e dell’inevitabile passaggio ‘oltre’. Tatge propone 66 fotografie eseguite sul tema delle tracce dell’operare dell’uomo sul territorio, su ciò che genera, produce, talvolta abbandona. Il rapporto tra Natura e Uomo – già esplorato in passato – lascia il posto a un solo protagonista, l’uomo, e ai suoi interventi sul territorio, con tutti i significati sociali, industriali e religiosi che comportano. Ecco allora frammenti di realtà, giustapposizioni bizzarre e surreali, aperte all’interpretazione di chi guarda. Alcuni spazi ritratti da Tatge possono ricordare le visioni del primo ‘900, ma il termine metafisico è stato scelto per sottolineare l’intento di utilizzare un luogo fisico per esprimere un concetto astratto o un particolare stato d’animo.
Particolarità di questa mostra è l’esposizione in una grande stanza di 132 particolari estrapolati dalle 66 immagini in mostra. Tatge fotografa ancora con la sua Deardorff 13 x 18cm: una macchina leggendaria a soffietto che produce negativi in bianco e nero di grande formato che vengono stampati dall’autore in camera oscura: dai negativi è stato possibile estrarre dettagli che si presentano quasi come immagini nuove, una ‘mostra nella mostra’. Nelle parole del’autore, “come il mondo che si apre all’esplorazione dei fotografi, la singola fotografia può contenere un mondo di immagini”.