Da anni – anzi, da sempre – è impegnata per la difesa dei più deboli e delle minoranze, la promozione dei diritti umane. Instancabile protagonista del mondo della cultura da decenni, fondatrice dell’Associazione culturale ‘via Montereale’ (di cui è presidente) per la diffusione della cultura della diversità, la scrittrice e operatrice culturale pordenonese Ludovica Cantarutti lavora da anni per costruire e rendere stabile un ‘ponte’ verso culture lontane, anche se geograficamente vicine.
Un impegno che l’ha portata a raggiungere obiettivi di prestigio, come la carica – simbolica quanto si vuole, ma rilevante – di presidente regionale dell’Associazione internazionale Amici della Biblioteca Alessandrina – e che pochi mesi fa le è valso il biennale Premio Donna Maior del Soroptimist International Club di Pordenone. La sua ultima fatica letteraria si propone esplicitamente di far riflettere sull’opportunità, per l’Europa, di ampliarsi fino alle nazioni nordafricane che si affacciano sull’antico ‘mare nostrum’. Mediterraneo, onde e correnti per una storia di famiglia, uscito per la romana Aracne, è al tempo stesso una ‘provocazione’ geopolitica nei confronti dell’Ue e un insieme di storie ambientate sul Grande mare che permettano di iniziare a parlare di una ‘nuova Europa’.
In compagnia di grandi nomi
“Per me, questo è davvero un libro importante. Credo che sia arrivato il momento di tentare una strada nuova – spiega l’autrice – e smetterla con pregiudizi, stereotipi e luoghi comuni. Per fortuna, in questa idea mi trovo in compagnia di grandi nomi, come lo scrittore libanese Amin Maalouf, che ha più volte sostenuto queste tesi. Sono convinta che il futuro passi attraverso una ‘storia di famiglia’ che unisce da sempre popoli diversi, pur nelle loro diversità. Anche l’Unione Europea ha usato il concetto di ‘unità nella diversità’, da cui nascono argomenti fondamentali. Insomma: ci vuole solo pazienza”.
Lo chef e il presidente
Il volume, che comprende una serie di racconti personali e storici, si apre con una poesia del 1933 di Camus (“il mio maestro da sempre, ancora molto attuale”) e comprende alcuni contributi rilevanti, dalle interviste al pluripremiato scrittore libanese Maalouf al supporto di Chef Kumale, celebre ‘gastronomade’ italiano, e Giovanni De Zorzi, etnomusicologo e professore all’Università di Venezia. “Le interviste raccontano la stessa tesi del libro, i nostri ‘scambi’. Anche il neo presidente Draghi ha invitato a guardare gli altri in maniera diversa e pretendere altro. Ecco: bisogna riprendere a comunicare, con spirito diverso, perché sono più le cose che ci legano di quelle che ci separano”.
Un’associazione attiva
Anche con la sua associazione, Ludovica Cantarutti cerca di approfondire da anni i contatti con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, proponendo corsi di arabo e, dal prossimo anno, anche di storia. “Sappiamo ancora poco, tranne le nefandezze compiute da entrambe le parti. Il Medioriente ci è vicino: abbiamo condiviso luce, identità, modo di nutrirci e per secoli i contatti sono stati così intensi da far nascere persino una ‘lingua franca’ per i mercanti, composta da parti di italiano, spagnolo, arabo, occitano… E questa è una cosa che i Paesi del Nord non riescono proprio a capire”.