Altrove, non troppo lontano da noi, ci hanno pensato da tempo: far diventare le case dei nostri letterati più importanti un luogo di turismo culturale, un motivo in più per portare in questa terra un pubblico sempre più vasto e ‘trasversale’. In Veneto, per dirne una, la casa di campagna di Dino Buzzati in provincia di Belluno è un bed & breakfast che permette l’abbinata visita culturale-vacanza. E da noi?
LA STORIA DIETRO AI MURI
Qui la situazione è ancora, come si dice, in evoluzione. Se partiamo dall’edificio più antico, quello dello storico e poeta longobardo Paolo Diacono a Cividale (1), sappiamo bene che nella piazza a lui dedicata è visibile solo la facciata esterna della casa a torre del 15° secolo, attribuita all’autore dell’Historia Longobardorum, vissuto otto secoli prima (in realtà, è stata solo eretta sul luogo dove sorgeva la vera abitazione dell’autore). Stessa situazione per un’autrice un po’ più vicina a noi nel tempo, la scrittrice-contessa Caterina Percoto, situata nel borgo di San Lorenzo (3), in comune di Manzano. L’edificio seicentesco è stato fregiato di una targa celebrativa, in occasione del bicentenario della nascita della scrittrice, ma le visite sono off-limits. Diversa situazione per Casa Colussi, l’abitazione materna di Pier Paolo Pasolini a Casarsa (7), che ospita il Centro studi dedicato al poeta, conserva i manoscritti delle opere friulana, il repertorio cinematografico completo ed è visitabile su appuntamento. Visitabile, a Coderno di Sedegliano (2), anche la casa natale di Padre David Maria Turoldo, un edificio rurale del 18° secolo che espone materiali relativi alla sua opera poetica, letteraria e religiosa. E’ proprio di pochi giorni fa la riapertura al pubblico di Villa Bartolini, nel borgo di Santa Marizza di Varmo (6). Passato nelle mani di un privato, il Palassat del 17° secolo (una villa veneta) in cui Elio Bartolini scrisse e ambientò le sue opere più importanti è quindi di nuovo visitabile. Adiacente, in questa piccola capitale della letteratura, anche la famosa ‘Casa a Nordest’ (9), un rustico scelto e trasferito in narrativa da Sergio Maldini, già meta di pellegrinaggio culturale.
TANTE TRACCE O SOLO TARGHE
A Trieste invece i più importanti scrittori possono godere di veri e propri itinerari. Come Italo Svevo, l’autore de ‘La coscienza di Zeno’ e altri capolavori: al n.16 di via XX Settembre c’è la sua casa natale; in via Battisti 12 (8) quella della giovinezza; in piazza Hortis la Biblioteca da lui frequentata e in Cavana la farmacia dove lo scrittore, ipocondriaco come il suo personaggio, andava a rifornirsi. Accanto alle statue in città, altre testimonianze sono i tanti caffè frequentati (Garibaldi, degli Specchi, Urbanis, Tommaseo)…, senza dimenticare il Palazzo della Borsa, sede del giornale di cui fu redattore. Ricche anche le ‘tracce’ di Umberto Saba: vicino al Teatro Romano la sua casa natale; tra il Giardino Pubblico, Piazza Ponte Rosso e il Tommaseo è facile trovare i luoghi citati dal poeta, come l’ultima abitazione in via Crispi (4). Solo qualche traccia, invece, di altri autori come il poeta Biagio Marin, la cui casa vicino alla Basilica di Grado è riconoscibile per una targa che riporta una sua quartina. Simile destino per Pietro Zorutti, il poeta ottocentesco che diede dignità letteraria al friulano, ricordato da una targa nella sua casa udinese, a due passi dalla sede centrale dell’Università. Un vero caso l’abitazione del goriziano Carlo Michelstaedter: casa Partenolli (5), in piazza della Vittoria, è in vendita ed è partita di recente una mobilitazione on-line per salvare la soffitta dove lo sfortunato filosofo, morto suicida a 23 anni, scrisse la sua opera miliare per il pensiero moderno.
I primi visitatori sono stati gli stessi letterati
Luoghi ‘del cuore’ per molti friulani, castelli, ville e semplici abitazioni, magari modeste, sono stati scelti prima di tutto dagli stessi letterati, che nei secoli han trovato in regione un buen retiro o fonte di ispirazione per le loro opere. Il caso più famoso è quello di Ippolito Nievo, che nel Castello di Colloredo di Monte Albano (13), oggi ancora ferito dal sisma del ’76, scrisse nel 1857-58 le famose ‘Confessioni di un italiano’. Un maniero come musa ispiratrice anche per il poeta boemo Rainer Maria Rilke, che dedicò la sua opera più famosa, le ‘Duineser Elegien’, al castello (14) sul golfo di Trieste in cui fu ospitato nel 1911-12.
Trieste è stata per una decina d’anni la città dell’irlandese James Joyce, che frequentò la Berlitz School, abitò prima in Piazza del Ponterosso nel 1905, poi in via San Nicolò, via Santa Caterina da Siena, via della Barriera Vecchia (ora via Oriani), via della Sanità e soprattutto via Bramante, la più ‘stabile’ delle sue dimore triestine, tuttora visibile. Ospitalità friulana anche per Ernest Hemingway, che nel secondo dopoguerra fu a casa dei Kechler, a Fraforeano (15), ispirazione per ‘Di là dal fiume e tra gli alberi’, ma anche a Percoto e San Martino di Codroipo.
Dimore patrizie anche per due grandi veneziani del Settecento: Carlo Goldoni, di cui molte città e paesi vantano ‘ospitalità’, confermata a Persereano, a Villa Florio, e Giacomo Casanova. Nel 1773 soggiornò nel cuore del Collio, nel Castello di Spessa (16), di cui lodò i vini nelle sue ‘Memorie’ e che oggi gli dedica un premio letterario. Soste friulane anche per due scrittori impegnati nella Grande guerra: Gabriele d’Annunzio soggiornò dal ’15 al ’17 a Cervignano, nella casa sul fiume Ausa (17) nota come l’eremo. Non lontano, a Santa Maria la Longa (18), in ‘pausa’ dalla prima linea, il 26 gennaio ‘17 Giuseppe Ungaretti trovò l’ispirazione per scrivere uno dei capolavori della poesia italiana: ‘M’illumino d’immenso’.