S’intitola “La visibilità muta dell’oggetto” ed è un omaggio di ZeroPixel Festival, curato da Federica Loser, al grande maestro isontino della fotografia Sergio Scabar, scomparso un anno fa. L’esposizione sarà presentata giovedì 19 novembre alle 18 in diretta streaming sui canali social della manifestazione (Facebook e YouTube) e verrà allestita non appena sarà nuovamente possibile nello Spazio d’arte Trart di viale XX settembre. A raccontarla saranno il giornalista e critico fotografico Michele Smargiassi, insieme a Lucia Scabar e ad Angela Madesani, docente di fotografia a Brera, in un vernissage online che sarà arricchito da improvvisazioni musicali a cura di Roberto Duse (chitarra/loop) e Mauro Bon (basso/loop).
La mostra è una piccola antologica che spazia dal reportage anni ’70, ideato come striscia documentaria, “Persuasione consumistica” (1973), agli ultimi cicli, come “Il silenzio delle cose” (2011-2012) o “Libri nell’ombra” (2016): un excursus nella meravigliosa poetica delle cose e un’immersione nei silenziosi dialoghi chiaroscurali che Scabar sapeva creare con gli oggetti. La sperimentazione, scrive la curatrice, è sempre stata il marchio di fabbrica di Sergio Scabar. Il ciclo “Persuasione consumistica” (1973) è un reportage sulla comunicazione pubblicitaria, sulla velocità che pervade la vita quotidiana. C’è ritmo, dinamismo come nel progetto “Via Madonnina”, in cui riprende in una serie di fotogrammi un tempo determinato – le ore 11.21 del 31 ottobre 1975 – in uno spazio ristretto, via Madonnina appunto, a Trieste.
Sono frammenti di mondo reale da cui gradualmente Scabar si allontana: lascia la strada, la figura, il movimento e rivolge la propria attenzione all’oggetto. In un primo tempo crea collage, utilizzando la fotografia come forma, come elemento dell’assemblaggio nelle Teche, che altro non sono che copertine di CD. Poi l’oggetto diventa soggetto. Dagli anni Novanta nascono le sue composizioni: la sperimentazione si concentra sulla ripresa e sulla stampa. La chiamerà tecnica alchemica e sarà sempre in esemplare unico. Fino all’ultimo sarà un susseguirsi di progetti, da “Il teatro delle cose” (1991-97-99) a “Libri nell’ombra” e “Teatrino vegetale”, (2016). Nei suoi ultimi cicli “l’ambiente diventa lo studio – scrive Luser -: niente più rumore, niente più movimento, solo silenzi e fissità. Luce. Lo sguardo si focalizza su composizioni studiate, Scabar mette in scena bottiglie e bicchieri, ciotole e libri. Ne accarezza le forme, sottolinea i contorni. Gioca con i chiaroscuri. Lo chiama “il silenzio di luce”. Ama la pittura e tra gli artisti ha un debole per Giorgio Morandi. Così acquista una cifra assolutamente autonoma nel panorama della fotografia italiana: cerca l’equilibrio assoluto e lo trova nell’armonia delle forme. Prova e riprova, con variazioni minime e scarti di tono appena percettibili. Nulla è lasciato al caso: anche la cornice è creata ad hoc da Scabar per raggiungere esattamente l’immagine che aveva in mente, l’oggetto per lui perfetto”.
ZeroPixel Festival proseguirà anche nei prossimi giorni con varie iniziative in programma quotidianamente alle 18 in diretta streaming: venerdì 20 novembre, sarà presentato il curatissimo catalogo della manifestazione. Il calendario completo su www.zeropixelfestival.it.