La necessità di una transizione energetica veloce, capace di garantire la stabilità della fornitura e la sostenibilità delle attività produttive, ma anche civili, è ormai una priorità da bollino rosso pure per quanto riguarda il territorio di Monfalcone.
L’urgenza è emersa a chiare lettere nel corso di una iniziativa promossa dalla Cisl di Trieste Gorizia e dalla Fim Cisl del Friuli Venezia Giulia, e che ha messo attorno allo stesso tavolo sindacato, istituzioni e imprese, con l’obiettivo di trovare un asse comune rispetto ad una priorità nell’agenda di tutti. Un asse ritrovato nella volontà di aprire un ragionamento condiviso su tutte le fonti alternative, compreso il nucleare, sfondando così un tabù che ci portiamo dietro dal referendum degli anni Ottanta.
“Sì, perché – come ha introdotto il referente territoriale della Fim, Alessandro Contino – la crisi energetica in corso, che sta mettendo in ginocchio tutto il settore produttivo, necessità di scelte e decisioni ad ampio raggio, perlomeno nelle valutazioni”.
A guardare esplicitamente al nucleare è anche Confindustria Alto Adriatico, con il direttore Massimiliano Cerrocchi che scandisce le priorità dell’industria anche locale: spingere sulle fonti rinnovabili, riprendere il discorso sul nucleare come fonte sostenibile, guardare ai sistemi di cogenerazione. Certo, tutto dovrà passare per un Piano Energetico Nazionale, ma è altrettanto vero che tale piano dovrà non solo affrontare in maniera ampia il tema, ma anche essere condiviso tenendo conto delle istanze dei territori e dei soggetti che vi operano.
Per troppi anni – ha evidenziato il direttore di Confindustria – il mix energetico non è esistito: oggi bisogna pensare ad un sistema sostenibile che metta assieme ambiente, capacità di sostenere i processi produttivi e costi. Un sistema di questo tipo (che per quanto riguarda Monfalcone e Confindustria, non può prescindere dalla centrale A2A) richiede però che tutti i soggetti coinvolti si mettano assieme, convergendo sulle prospettive. Cosa che sembra accaduta al tavolo di oggi, con anche la Cisl disponibile a valutare tutte le opzioni.
“Siamo di fronte ad una situazione che sta impattando fortemente sulle nostre vite e sul nostro sistema produttivo e che impone scelte veloci – incalza la coordinatrice di Cisl Trieste Gorizia, Michela Anastasio, suggerendo non solo di applicare il Protocollo di collaborazione già sottoscritto a Monfalcone tra sindaco, sindacati e industriali al tema energetico, ma anche facendo pressing affinchè vengano varati al più presto i decreti attuattivi indispensabili agli iter per l’autoproduzione e vitali anche per un territorio strategico come quello di Monfalcone, secondo polo industriale della regione”.
Un polo su cui si guarda con grande interesse anche per delle sperimentazioni annunciate oggi. E’ Vittorio Murer, Managing Director Westinghouse Italia a portare alla luce un desiderio: testare un reattore di quarta generazione, su cui la multinazionale sta lavorando: un reattore, che, in fase di sperimentazione, però non sarebbe caricato a combustione nucleare, ma con una sorgente elettrica di pari potenza. Parliamo di un impianto da 130MegaWatt, capace cioè – per capirci – di coprire il fabbisogno energetico di 22mila case. Insomma le opportunità ci sono, ma – è unanime pensiero – bisogna capire velocemente quali sono le strategie energetiche immaginate per il Paese. La certezza è che la transizione energetica si rifletterà – e lo sta già facendo – anche sul mercato del lavoro. A disegnare lo scenario è il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò: saranno migliaia i lavoratori le cui competenze andranno ricostruite e aggiornate. In un settore piccolo come la termomeccanica, ad esempio, parliamo di più di 150mila unità. Tuttavia ad essere formati secondo le nuove esigenze non sono solo i lavoratori, avviati a percorsi di re e up-skilling, ma anche i delegati sindacali.
“Come Fim – spiega D’Alò – abbiamo già iniziato questo percorso perché la transizione energetica porterà con sè anche la necessità di gestire cambiamenti dei prodotti e dei cicli produttivi, aprendo ad una nuova era anche della contrattazione: vale a dire, una contrattazione specifica sulla materia energia che si tradurrà, come sta già accadendo, in accordi del tutto inediti”.
“Il modello di sviluppo posto dalle attuali sfide – commenta la sindaco di Monfalcone, Annamaria Cisint – comprese quelle della transizione energetica, richiede una grande alleanza fra istituzioni e parti sociali. In questo senso il Patto per il lavoro, sottoscritto con i sindacati e gli imprenditori diventa a livello locale lo strumento essenziale per affrontare queste questioni, che sono state inserite nel documento di concertazione in quanto è indispensabile che le istituzioni lavorino assieme a tutti gli attori del territorio di fronte al crescere delle complessità da gestire”.