Resta alta la tensione sul futuro della Ferriera di Servola. Proprio mentre i lavoratori, dopo l’assemblea di ieri, dovevano iniziare le procedure per esprimere il proprio voto sull’accordo di programma varato il 23 dicembre al Mise e che ha spaccato le sigle sindacali, il Gruppo Arvedi ha fatto sapere, attraverso una nota, che l’area a caldo chiuderà entro febbraio anche se il referendum tra i dipendenti boccerà l’intesa. In caso di ‘no’, i lavoratori avrebbero come unica tutela la riassunzione in altre aziende della società.
Una dura presa di posizione alla quale i sindacati Fim Cisl, Uilm Uil, Failms e Usb hanno risposto – in una lettera indirizzata ad Arvedi, ai Ministeri competenti, alla Regione, al Comune e all’Autorità di sistema portuale – sottolineando che è necessario prevedere, all’interno del nuovo accordo di programma, in fase di definizione, “una specifica sezione inerente le garanzie occupazionali dei lavoratori”. Senza questa clausola, il solo accordo sindacale con Acciaierie Arvedi “risulterà insufficiente a dare certezza di continuità occupazionale”.
“Le istituzioni – si legge ancora – hanno espresso la volontà di procedere alla chiusura dell’area a caldo, con la conseguente necessità di un nuovo progetto industriale che, per sua natura, comporta dei rischi”. E’ necessario, quindi, che “istituzioni e proprietà assumano l’impegno, oltre sottoscritto da Gruppo Arvedi con l’accordo sindacale, di garantire l’occupazione esistente e assicurare tutti gli strumenti necessari a supporto della gestione di transizione del personale”.