Il turismo in Friuli Venezia Giulia conta quasi 15 mila imprese, con 55 mila addetti. Dati che collocano la nostra regione al 16esimo posto in Italia in base al numero di aziende e al 14esimo per numero di addetti, che sono 44 ogni mille abitanti, a fronte di una media italiana di 41. Sono solo alcuni degli spunti emersi nel convegno ‘Le Camere di Commercio per la promozione del turismo: le strategie e gli strumenti del nuovo sistema camerale’, organizzato da Aries Scarl e Cciaa Venezia Giulia questa mattina a Trieste.
L’iniziativa, organizzata congiuntamente dal sistema camerale regionale, in collaborazione con Unioncamere e l’Istituto nazionale ricerche turistiche Isnart, ha illustrato i nuovi strumenti a supporto del turismo e un confronto a più voci sulle politiche di attrattività dei territori e le prossime sfide, dando voce alle imprese del settore, avanguardie e best practice attraverso laboratori di networking e progettualità.
“I nostri dati sono in linea con quelli italiani”, commenta il presidente Cciaa della Venezia Giulia, Antonio Paoletti. “Se ad esempio confrontiamo la Liguria e il Fvg, vediamo che Lignano supera Rapallo, mentre la città di Genova batte Trieste. Il motivo? Genova ha grande attrattore, ovvero l’Acquario, che a Trieste manca. Nel corso degli anni – ha spiegato ancora Paoletti – gli interventi collegati al turismo sono stati adeguati, ora servono strumenti adatti e soprattutto aggiornati. Attraverso Isnart vengono messi a disposizione studi e pubblicazioni e con questo incontro aiuteremo gli imprenditori a conoscerli e a sfruttarli al meglio”.
“La conoscenza – gli fa eco il direttore generale di PromoTurismoFvg, Lucio Gomiero – è l’elemento qualificante per progettare le strategie. Si parla spesso di big data: i dati ci sono, ma servono algoritmi che li interpretano e permettono, a persone competenti, di prendere decisioni. Per una promozione a 360 gradi del Fvg, c’è bisogno di capire di più il turista, le sue abitudini e cosa gli piace e non gli piace. Ovvero, leggere le dinamiche di fruizione del territorio. Fin qui il turismo è stato poco strutturato e ha vissuto più d’intuito, che di struttura, mentre deve diventare un’industria che si basa su algoritmi e decisioni supportate dai dati. Poi un pizzico di genialità ci vuole sempre, ma il turismo non deve più essere un’impresa artigianale”.