“È comprensibile e apprezzabile, sotto il profilo dell’interesse politico, la dedizione con la quale i rappresentanti a vari livelli della politica pordenonese sostengono delle tesi, sul riordino delle Camere di Commercio, che però non trovano riscontro nell’elaborato del decreto legislativo di recente approvazione”, spiega il vicepresidente di Unioncamere nazionale e presidente della Camera di Commercio di Udine Giovanni Da Pozzo. “È vero, e lo ritengo molto positivo, che il sistema camerale passerà da 105 a 60 Camere, ma tutto il piano di riordino verrà presentato da Unioncamere nazionale al Governo tramite percorsi che prevedono anche accordi volontari tra le varie Camere di Commercio sparse su tutto il territorio nazionale. La Conferenza Stato-Regioni viene chiamata in causa solamente per essere sentita dal Ministero dello Sviluppo Economico sulla proposta di razionalizzazione presentata da Unioncamere: il percorso rimane perciò esclusiva competenza del Governo e di Unioncamere nazionale. Quindi, senza entrare nel merito delle valutazioni e decisioni che gli amici della Camera di Commercio di Pordenone vorranno assumere, la potestà regionale (di qualsiasi Regione), in questo percorso, è priva di elementi decisionali e impositivi”.
“Un tanto, per chiarezza e non certo per polemizzare in merito a processi che devono trovare, come già accaduto per Trieste e Gorizia, il consenso dei territori interessati ai percorsi di fusione attraverso le valutazioni dei Consigli delle rispettive Camere, espressione delle categorie economiche. Voglio infine ricordare che il decreto di cui discutiamo recepisce in pieno alcune deroghe previste dalla Legge Delega in materia, compresa quella per le aree di confine. Questo però non deve diventare un alibi per rimandare gli accorpamenti ma è comunque un segnale di attenzione che il legislatore ha voluto sottolineare e mantenere”, conclude Da Pozzo.