La celebrazione del centenario della nascita della Camera del Lavoro di Pordenone vuole ricordare l’impegno di molti lavoratori ed attivisti che nei primi anni dello scorso secolo diedero vita, anche nella nostra regione e nella nostra provincia, alle prime Camere del Lavoro. Istituzioni che, attraverso la mutualità, la promozione dell’occupazione e le rivendicazioni per il miglioramento materiale e dei diritti dei lavoratori, ebbero una grande importanza per lo sviluppo successivo non solo del sindacato, ma anche del welfare moderno e delle stesse società democratiche in cui viviamo oggi.
La Camera del Lavoro di Pordenone nacque nel 1919, nei primi giorni di luglio, per iniziativa di alcuni attivisti delle leghe sindacali degli operai edili. A essa aderirono fin da subito oltre tremila lavoratori e lavoratrici fra edili, tessili e metallurgici. “Alcuni storici ci aiuteranno, con le loro relazioni, a ripercorrere quegli eventi, che rievochiamo e celebriamo alla presenza del nostro segretario generale Maurizio Landini, cui spetterà la conclusione dei lavori”, spiega Flavio Vallan, segretario generale Cgil Pordenone.
“Dalle prime Società di mutuo soccorso prima alle Camere del lavoro poi, a partire dalla fine dell’Ottocento queste forme di associazionismo e di solidarietà si sono moltiplicate in Italia come in Europa, sospinte dalla iniziativa di molti lavoratori, di centinaia di attivisti e di alcuni coraggiosi intellettuali. Le Camera del Lavoro sono cresciute grazie alla solidarietà e alla capacità delle persone umili di organizzarsi insieme, di dare vita a comunità di lavoratori e di farle diventare un potente strumento di mutualità, protezione sociale, anche di alfabetizzazione, fino a sedimentare la costruzione di un’autonoma cultura del lavoro. Lo hanno fatto, agli albori del nostro sindacato, con strumenti come la chiamata numerica dei disoccupati, con la solidarietà materiale delle mutue autogestite, con le biblioteche e le scuole, con la diffusione della cultura e di una prima coscienza di classe, che si è tradotta poi nella centralità del lavoro e del lavoratore nei processi di produzione, fondamento della forza del futuro movimento operaio”, prosegue Vallan.
“Il lavoro di semina e di impegno per queste persone è stato duro ed è durato a lungo: il miglioramento della propria condizione di lavoratori, l’affermazione di un semplice diritto e di una libertà, la dignità di essere considerati persone che lavorano e non merce , la stessa emancipazione personale dall’ abbrutimento erano il fine stesso di una nobile e disinteressata passione che muoveva questi uomini e queste donne. Certamente i nostri giorni non sono comparabili con quell’epoca: le condizioni economiche, sociali, culturali e anche politiche sono profondamente diverse. Tuttavia noi siamo convinti che invece il messaggio che viene dall’ impegno di quegli uomini e quelle donne parli anche alle nostre società avanzate; dove sempre di più, insieme al benessere, stanno aumentando le diseguaglianze, le ingiustizie e le contrapposizioni sociali, al punto che dall’ indebolimento delle nostre democrazie e dalla crisi di un modello di società sempre meno partecipato dai cittadini prendano di nuovo piede le subculture del fascismo, del razzismo e perfino della lotta fra le nazioni”.
“È in questa riflessione che vogliamo ricercare le ragioni del nostro impegno di oggi come sindacato generale, ed è partendo da qui che vogliamo imperniare i lavori di questa giornata”, conclude Vallan.