Tutti contro l’evasione fiscale, ma poi solo in pochi la combattono davvero. Pagare tutti, pagare meno. E’ lo slogan che ascoltiamo da anni quando si parla di tasse e di dare la caccia a chi non le paga.
Le solite chiacchiere, verrebbe da dire. Formalmente nessuno discute sulla necessità di scovare e perseguire gli evasori. In fondo, quando c’è da approvare la legge finanziaria tutti i Governi puntano sul contrasto all’evasione per racimolare risorse. Se però si passa alla pratica, salvo lodevoli eccezioni, la situazione è ben diversa; la spiega molto bene lo studio realizzato dal Servizio politiche territoriali della Uil sulla compartecipazione dei Comuni al contrasto all’evasione fiscale.
In pratica la norma, introdotta nel 2010, permette ai Comuni di segnalare all’Agenzia delle Entrate situazioni anomale ottenendo come beneficio la corresponsione delle somme riscosse a titolo di recupero delle tasse non versate. Si tratta di un piccolo tesoro se consideriamo che nell’arco di 8 anni ai municipi sono arrivati la bellezza di 109 milioni di euro a fronte di 110 mila segnalazioni. Peccato che da qualche anno il ricorso a questo strumento sia in costante calo, tanto che l’anno scorso sono arrivati 11 milioni e 406mila euro invece dei 13 milioni e 278mila euro del 2017, cifra a sua volta molto inferiore ai 21 milioni e 163mila euro del 2014 (quota massima raggiunta). Non bastasse questo dato, si scopre che solo il 5,1% dei Comuni svolge tale attività. Quanti nella nostra regione? Appena 11 su 215, che hanno riscosso cifre sostanzialmente ridicole con la sola eccezione di Trieste che ha ricevuto poco meno di 37mila euro (cifra inferiore di 281 mila euro a quella raccolta due anni prima).
Ecco perché, rispetto ai 333 mila euro incamerati nel 2016, la cifra è scesa ai quasi 40 mila dello scorso anno con un crollo dell’88%. Non pervenuti, invece, altri due Comuni capoluogo, Udine e Pordenone. Proprio il capoluogo friulano veste a pieno diritto la maglia nera perché dal 2016 al 2018 non risulta versato nelle sue casse neppure un euro. Quanto a Gorizia, è in classifica grazie a ben 38 euro riscossi nel 2018, sembra superfluo aggiungere altro.
I casi sono due: o il contribuente nostrano è estremamente diligente oppure i Comuni non vogliono o non possono fare le segnalazioni. Per Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, prima di tutto, è un problema di scarsa informazione: “Sorge spontaneo chiedersi quanti sindaci conoscano questa norma e i benefici possibili. Sono stupita, perché le risorse così incamerate – prosegue Veronese – possono essere utilizzate dal municipio senza vincoli particolari. Anzi, spesso queste somme sono investite nel sociale e davvero non comprendo come mai i Comuni non si diano da fare, tanto più che il rapporto di prossimità con i cittadini è tale da permettere agli amministratori di sapere bene chi fa il furbo”.
Che ci sia un problema grave di carenza del personale è noto. Dato però che anche grosse realtà come Udine e Pordenone hanno riscosso zero e che lo stesso è avvenuto anche dove i servizi di gestione dei tributi sono svolti in forma associata – per esempio all’interno dell’Uti o di un Consorzio come quello collinare – nonostante i loro uffici non ci risulta siano desolatamente deserti, sorge spontaneo un dubbio: che, molto semplicemente, i sindaci non vogliano fare i delatori al Fisco o evitino di ‘rompere le scatole’ ai loro concittadini, peggio se si tratta di determinate categorie.