Dopo Udine e Pordenone, questa mattina anche il consiglio generale di Confindustria Venezia Giulia ha approvato, all’unanimità, il protocollo di aggregazione regionale: la fusione tra le tre territoriali dovrebbe avvenire entro il 2018. Si tratta di un traguardo verso il quale da tempo spinge Udine, che partita per prima, ma rischia ora di dover rincorrere le “cugine”, in confronto alle quali risulta indebolita.
Proprio ieri sera si è riunita l’assemblea dei delegati di Confindustria Udine e si è consumata una nuova battaglia in seno all’associazione. Approvato il bilancio, via libera alla regionalizzazione, ma niente da fare per quanto riguarda l’elezione del nuovo presidente. Resta in carica l’uscente Matteo Tonon, che a questo punto avrà un ruolo strategico in vista dei tavoli con le territoriali, visto che la dote patrimoniale più consistente è proprio quella di Palazzo Torriani.
Ieri sera, all’ordine del giorno c’era anche l’elezione del presidente dell’associazione. Il candidato designato, l’ingegner Piero Petrucco, ha comunicato la propria indisponibilità ad accettare tale designazione. Di fatto a fronte delle divisioni emerse e non ricomposte non se l’è sentita di andare avanti. A quel punto l’assemblea non aveva più nessuno da votare. Tonon ha chiesto la sospensione dei lavori, ci ha riflettuto su e ha deciso di rimanere in carica.
Tonon: sarà una presidenza effettiva
“La mia non sarà una presidenza transitoria, ma effettiva, con tempistiche da definire. Non era nei miei programmi, né personali né di imprenditore, ma non mi sono sottratto dall’esercitare la responsabilità associativa, che in senso generale prevede la prosecuzione del mandato in virtù di fatti straordinari”. Tonon, presidente uscente di Confindustria Udine, precisa in che termini continuerà a guidare l’associazione, dopo che ieri sera, quando di fatto scadeva il suo mandato, ha deciso di rimanere in carica per la situazione di stallo determinata dal ritiro della disponibilità di Piero Petrucco ad assumere il ruolo di nuovo presidente.
“Non ero obbligato a farlo – tiene a chiarire Tonon. Anzi, ho sempre detto che il mio mandato sarebbe durato 4 anni. Vista la fase particolarissima che stiamo attraversando, ho invece preso questa decisione. Farò il presidente a pieni poteri: certamente nel rispetto delle regole e degli organi dell’associazione, ma con la libertà di valutare le scelte più opportune. L’alternativa – spiega – era quella di una fase temporanea, con la reggenza affidata al vicepresidente anziano di Confindustria, che avrebbe avuto il solo compito di riconvocare le elezioni”.
Una urgenza indicata da Matteo Tonon è quella di creare le migliori condizioni per giungere alla regionalizzazione, che ieri sera è stata approvata all’unanimità. “Prima di queste elezioni – dice – mai avrei pensato di seguire la fase successiva all’avvio del percorso. Ma è una priorità dell’associazione e non mi sottraggo. Quanto alla durata del mandato, Tonon riferisce che farà delle valutazioni nell’interesse di Confindustria. La forbice che ipotizza va dalle poche settimane fino alla avvenuta regionalizzazione. “Appena valuterò che ci sono le condizioni per un passaggio sereno di presidenza – afferma – non avrò problemi a fare un passo indietro”.
I due sfidanti
Germano Scarpa, il candidato contrapposto a Petrucco, si sarebbe risentito per il fatto che ora non potrà più ricandidarsi. L’avvocato Campeis, in qualità di presidente dei probiviri dell’associazione, ha infatti specificato che, sentiti anche i probiviri nazionali, coloro che sono stati candidati non possono ricandidarsi per il turno successivo. Quindi, anche se ciò non è esplicitamente riportato nello statuto, in base alle norme di sistema nazionali né Petrucco né Scarpa possono ricandidarsi.
“Purtroppo è mancato il confronto sui programmi e lo scontro si è concentrato sulle persone”, chiosa Scarpa. “Non ho mai voluto essere presidente ma fare il presidente. Questo significa che se si ripresenteranno le condizioni per avviare una stagione di cambiamento dell’associazioni io ci sarò sempre. Rimango quindi in Confindustria anche perché in questi mesi ho incontrato tanti colleghi con la stessa mia visione di una casa delle imprese diversa da quello che è ora”.
Per Petrucco, “Il nuovo meccanismo elettorale ha introdotto degli elementi di democrazia rispetto a un impianto storico che prevedeva esclusivamente la nomina da parte di alcuni soci, chiamati i saggi. Rispetto a questo passo in avanti, però, bisogna stare attenti a certi abusi. Certamente è mancato un serio confronto sulle proposte, su programmi che non devono limitarsi a semplici slogan, ma entrare nel merito delle strategie e dell’operatività dell’associazione. Ci dovevano essere poi due fasi: quella del confronto fino alla designazione e, poi, quella della ricomposizione in maniera da arrivare all’assemblea con un’associazione compatta. Così purtroppo non è stato”.
I presidenti uscenti
Se un ex presidente come Giovanni Fantoni si è dimesso da ogni carica associativa perché non è riuscito ad appianare il duro contrasto, un altro, Adriano Luci chiede ora di cambiare metodo e arrivare in tempi rapidi a un nuovo clima di condivisione. Certamente il nuovo statuto non ha aiutato. Anzi, la complessità delle regole per il rinnovo del vertice di Confindustria, la previsione dell’autocandidatura e il sorteggio di una figura non da tutti compresa come quella dei saggi sono stati tra le cause del dramma ‘esistenziale’ visto a palazzo Torriani.
Ad aver già pagato è il past president Giovanni Fantoni che si è dimesso da ogni incarico nell’associazione. È fallito il suo tentativo fin dall’inizio della campagna elettorale, che già si annunciava molto combattuta, di ammorbidire i toni. Proprio in consiglio direttivo aveva proposto l’impegno morale da parte dei due candidati che dopo l’indicazione del presidente designato, il pretendente escluso facesse un passo indietro senza soffiare sul fuoco in previsione dell’assemblea. Proposta, però, caduta nel vuoto.
“Nessun pregiudizio nei confronti di nessun candidato” tiene a sottolineare Fantoni, ma solo il timore che lotte intestine facessero naufragare la compattezza e, in fin dei conti, l’autorevolezza e credibilità dell’associazione.
Un altro predecessore di Tonon, Adriano Luci ieri intervenuto in assemblea, “senza fare dietrologie, comunque è evidente che qualcosa non ha funzionato. L’associazione – aggiunge Luci – non è una società per azioni dove comanda chi ha il 50 + 1 per cento dei voti. È necessario in tempi stretti ricostruire una condivisione, ritrovandosi su punti in comune”.