Per verificare se un cittadino abbia diritto alle agevolazioni va compilato l’Isee. Questo strumento serve a determinare il patrimonio famigliare sulla base dei redditi e patrimoni dei componenti. Oltre ai redditi dichiarati si tiene conto di immobili, conti correnti e pure dei mutui da pagare, in maniera tale da ottenere un quadro completo della situazione.
Il documento non è semplice da compilare ed è bene rivolgersi a un Centro di assistenza fiscale. Neppure il più efficiente dei consulenti, tuttavia, può calcolare correttamente l’Isee se il diretto interessato dimentica qualche informazione. A giudicare dai dati della Guardia di finanza le dimenticanze sono molte e rischiano di costare care, soprattutto se si scopre che le voci non dichiarate sono tali da alterare sostanzialmente l’Isee e da far perdere il diritto alle agevolazioni.
I controlli sono stati intensificati, ma di recente il Governo ha apportato alcune modifiche, restringendo, di fatto, i margini per i più abbienti e favorendo le famiglie con più figli o con componenti disabili. In pratica il valore dell’immobile sarà calcolato sulla base dell’imponibile Imu (di fatto il valore del quale si terrà conto quasi raddoppia) che alzerà l’asticella del patrimonio disponibile, mentre scattano una serie di controlli automatici per evitare che si ripetano i problemi legati all’autocertificazione.
Che qualche problema ci sia è evidente leggendo i dati sui falsi poveri, ma anche a voler prestare fede a quanto dice la Banca d’Italia i conti non tornano: l’80 per cento dei richiedenti dichiara di non avere né un conto corrente né un libretto postale, ma secondo i dati diffusi appunto dall’istituto centrale risulta che almeno il 91,5 per cento delle famiglie abbia un deposito.
Così cambia il calcolo del patrimonio
Riccometro - Cambiano le regole per l'Isee, perché i conti non tornano
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