Il budget a disposizione della Regione per il 2014 è davvero ridotto all’osso. Un miliardo e mezzo di euro in meno rispetto a tre anni fa, una flessione del 22,6 per cento. Non sarà facile per la Giunta riuscire a far quadrare i conti: si dovranno tagliare giocoforza le spese. Resta da capire se l’amministrazione riuscirà a garantire la qualità dei servizi nonostante le ‘sforbiciate’. Abbiamo girato la domanda all’economista Fulvio Mattioni.
Tagliare la spesa senza intaccare la qualità dei servizi: missione impossibile?
“No, se si eviterà di diminuire la spesa con tagli lineari, operazione per la quale basterebbe un ordine di servizio. La sfida che attende la Regione è, invece, il contenimento dei costi non solo mantenendo, ma migliorando l’efficacia dei servizi. Credo che questo obiettivo sia raggiungibile”.
In che modo?
“Nel 2016 ci sarà l’obbligo per le Regioni di redigere un bilancio aggregato, nel quale non compariranno solo i conti della macchina regionale, ma anche quelli di partecipate, agenzie, enti locali e sistema sanitario. Questa sarà l’occasione per passare al setaccio e razionalizzare la spesa, individuando sprechi e doppioni. Si tratta di una strada che, oltre all’analisi iniziale, necessita di continui monitoraggi nel tempo. Un buon amministratore dovrebbe cogliere l’occasione e cominciare fin da subito questo lavoro. Siamo i più bravi? Dimostriamolo”.
Qual è il primo settore a cui mettere mano?
“Sicuramente la Sanità, alla quale è destinata circa la metà del budget. Visto che il calo delle risorse è grossomodo del 20 per cento, si dovrebbe far dimagrire il capitolo di 500 milioni. Credo che l’efficienza e l’occupazione del sistema potrebbe essere garantita rivedendo il rapporto ospedali-territorio, dove c’è più bisogno di assistenza per le malattie croniche che di strutture per l’emergenza. Di queste, è meglio averne poche ma ottime, che molte ma mediocri. Per esempio, è controproducente mantenere punti nascita con 300 parti all’anno, come nel caso di Gorizia, che, oltre ad essere antieconomici, sono poco sicuri”.
Non ci sono altri capitoli da cui partire?
“Bisogna valutare il ‘peso’ delle varie voci all’interno del bilancio regionale. Come accennato, la Sanità si prende il 50 per cento del budget. Poi, all’assistenza e agli enti locali è destinato un altro 10 per cento ciascuno, mentre ai trasporti tocca il 5 per cento. Se si tagliano le voci meno consistenti dal punto di vista finanziario, si rischia di azzerare i servizi senza ottenere un risparmio effettivo. Tuttavia, si può rendere la macchina più efficiente operando anche sulle risorse umane e valutando l’utilità di alcune strutture”.
Ovvero?
“Prendiamo i costi di funzionamento della macchina regionale e delle partecipate, degli enti e delle agenzie a lei collegate, che nel 2012 sono costate 605 milioni, due terzi dei quali per le spese del personale (in tutto 6 mila dipendenti). Si dovrebbe valutare l’utilità (Mediocredito, per esempio, non lo è più) e la resa di queste strutture e sistemarle di conseguenza. Si potrebbe trasferire il personale in eccesso verso gli enti locali sottodimensionati da questo punto di vista. Penso alle aggregazioni dei piccoli Comuni, non certo a città come Trieste e Udine, nelle quali lavorano fin troppe persone (rispettivamente 1.000 e 2.700 unità). Dobbiamo capire che il 2011, con la sua abbondanza di risorse, non tornerà più e che i tagli strutturali e l’efficientamento del sistema sono diventati una necessità non più procrastinabile”.