Lunedì 7 febbraio avrebbe dovuto svolgersi, dopo tre incontri tecnici, un vertice politico con la presenza dei Ministri Orlando e Franco e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil in merito alla nuova riforma previdenziale.
Questo incontro era molto importante perché, finalmente, l’Esecutivo avrebbe dovuto scoprire le carte e indicare l’orientamento in vista della riforma previdenziale che i cittadini italiani aspettano da oltre dieci anni. Si puntava molto su questo confronto perché, dopo aver individuato i tre temi fondamentali oggetto di riforma – la flessibilità in uscita, la previdenza per giovani e donne e la previdenza complementare – c’erano già stati alcuni incontri tecnici che sembravano andare verso la risoluzione del problema.
Inaspettato è stato, quindi, questo rinvio, oltretutto infondato e pretestuoso come lo ha definito la Uil, in quanto l’Esecutivo ha affermato che, prima, ci sarebbe dovuto essere un incontro tecnico specifico sulla flessibilità in uscita, che poi sembra il vero scoglio da superare, mentre sulle pensioni di garanzia di giovani e donne e sulla previdenza complementare sembra che si possa giungere a un’intesa.
In realtà il problema da superare per avere una nuova riforma previdenziale è molto più grande. Da un paio di mesi in Italia il prezzo dell’energia, a causa dei venti di guerra tra Russia e Ucraina, è praticamente raddoppiato. L’inflazione che era dormiente per quasi un decennio è schizzata a quasi al 5% e il Pil, che pure nell’anno passato è rimbalzato oltre il 6%, nel 2022 non sarà così elevato. Le previsioni di un aumento del 4,8% sono state già ridimensionate a un più cauto +3,8%.
Le dichiarazioni della Presidente della Bce Christine Lagarde che, parlando dell’inflazione nei Paesi Ue non ha potuto confermare che i tassi resteranno fermi per tutto il 2022, ha provocato immediatamente un rialzo dello spread che, in pochi giorni, ha superato i 160 punti.
Draghi, oltretutto, ha sperato di salire al Quirinale e di tirarsi fuori dai troppi problemi che il Governo dovrà affrontare in questi pochi mesi che avrà ancora per operare compiutamente dal momento che ci si troverà presto in campagna elettorale. Questa situazione economica incerta, con molti dossier economici aperti e una pandemia non ancora sconfitta, ha determinato un rallentamento nell’iter di una nuova riforma previdenziale perché l’Esecutivo vuole prendere un po’ di tempo per verificare quanti denari può mettere sul piatto, soprattutto in questo momento in cui si sta riflettendo se ripristinare il patto di stabilità all’interno dell’Ue. Draghi non vuole essere costretto ad accettare le pressioni di alcuni partiti su un capitolo di spesa da sempre oggetto di critiche, non giustificate, da parte dell’Europa per l’eccessiva spesa della previdenza in Italia.
Rubrica a cura di Mauro Marino, esperto di economia e pensioni