Douglas, la multinazionale tedesca del cosmetico, lo aveva anticipato: entro giugno 2022 provvederà a razionalizzare i punti vendita della sua catena di profumerie e i suoi 2.582 lavoratori. 128 i negozi che saranno chiusi lungo tutta la Penisola, di cui cinque in Friuli Venezia Giulia.
I vertici di Filcams Cgil Fvg ha incontrato la direzione italiana dell’azienda che in regione conta 17 profumerie (tre a Trieste, tre a Pordenone, quattro a Gorizia, sette a Udine) per un totale di 86 lavoratrici e due lavoratori.
Come riferito dai sindacalisti, la ditta ha dichiarato l’intenzione di procedere alla chiusura di ben cinque negozi, all’interno dei quali lavorano 22 lavoratrici. Sono destinati a chiudere l’attività i punti vendita di Trieste, presente al centro commerciale Torri d’Europa; quello di Udine, posizionato in via Rialto; quello di Cervignano del Friuli; di Gemona – presso il centro Le Manifatture; oltre a quello presente all’interno del Città Fiera di Martignacco, chiuso “dimostrando una tolale mancanza di sensibilità”, dichiara il sindacato.
Filcams Cgil Fvg denuncia la grave irresponsabilità, nelle forme e nella sostanza, del progetto di riorganizzazione aziendale. Il progetto industriale, spiegano, non è stato nemmeno presentato alle Organizzazioni sindacali.
“Crediamo che la pandemia mondiale in corso non abbia di per sé determinato la crisi dei punti vendita – spiegano i rappresentanti della sigla -, ma abbia certamente accelerato le trasformazioni del mondo del retail, o di parte di esso, con un aumento significativo del ricorso, ad esempio, agli acquisti online, asset nel quale parrebbe la multinazionale abbia investito consistenti risorse impoverendo i punti vendita. Se questo è il futuro dell’Impresa, questo il suo piano di sviluppo, si provi a gestire la transizione attraverso una riqualificazione del personale per ridurre, quanto più possibile, l’impatto occupazionale”.
“Il concetto classico di negozio sta cambiando, velocemente – proseguono i sindacalisti di Filcams- ma tali cambiamenti non possono sempre scaricarsi unicamente sugli Addetti alle vendite mettendo a rischio il proprio futuro, il proprio posto di lavoro. Non vorremmo inoltre, considerate anche le anomali e strane date di chiusura dei negozi comunicate dalla Direzione, siano manovre tese alla ricontrattazione dei canoni di affitto con i proprietari dei locali, Se così fosse, ancora una volta, ci troviamo di fronte ad una Azienda multinazionale che opera con arroganza e disprezzo nei confronti delle persone, donne e uomini, ricondotte a meri numeri e formule matematiche, come fossero uno dei tanti prodotti che si può a proprio piacimento scartare, togliere dallo scaffale. Chiediamo di conoscere nel dettaglio il piano Industriale, chiediamo di sapere cosa voglia diventare Douglas Italia da grande, quale ruolo voglia avere sul nostro territorio. Quale è la Responsabilità sociale di una multinazionale che, a scapito di interi territori, a migliaia di chilometri prende decisioni guardando grafici e numeri e senza pensare alla vita ed al futuro delle donne e degli uomini che profitti hanno portato agli azionisti? Quale senso ha prendere a riferimento i mesi della pandemia (con le relative restrizioni dettate dai DPCM) per giustificare delle chiusure?”, si domandano.
Il coordinamento regionale, a conclusione, valuterà nei prossimi giorni, assieme alle lavoratrici e ai lavoratori, le iniziative di lotta e di mobilitazione da intraprendersi a supporto della vertenza nazionale, richiederà a stretto giro un incontro urgente all’Amministrazione regionale e agli Enti Locali interessati dalle chiusure, provando a ricercare soluzioni alternative alla chiusura dei punti vendita o che ne riducano quanto più possibile l’impatto occupazionale, “chiusure che appaiono come un segnale di lento ma inesorabile abbandono del territorio regionale da parte della multinazionale, multinazionale alla quale tanto il territorio ha dato negli anni, sia in termini di impegno e dedizione delle lavoratrici ma anche, crediamo, di risorse pubbliche”, conclude la nota.