Nel 2020 le procedure concorsuali (fallimenti e concordati) presentate in Tribunale a Udine sono quasi le stesse del 2019, nonostante gli interventi normativi che hanno congelato molte posizioni di aziende prossime alla crisi. Nel 2021, la contrazione di liquidità per le imprese è sempre più pesante, complici anche le nuove regole sui conti correnti che sono più stringenti in caso di sconfinamento, per cui è più facile diventare un cattivo pagatore.
Tra le province del Friuli Venezia Giulia è Udine, con i suoi 68 fallimenti dichiarati nel 2020, al primo posto per numero di procedure, seguita da Pordenone con 34 fallimenti, Trieste con 16 e Gorizia con 11 procedure aperte. Stesse posizioni sul fronte dei concordati con 12 procedure aperte a Udine, quattro a Pordenone, cinque a Trieste.
“Le normative emergenziali per gestire la situazione economica durante l’epidemia Covid-19, – osserva Alberto-Maria Camilotti presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Udine – hanno attenuato l’impatto della crisi sui bilanci delle imprese e, di conseguenza, rallentato, l’apertura di nuove procedure concorsuali. Si tratta di una situazione in evoluzione per cui, via via che l’impatto di queste normative emergenziali si affievolirà, ci aspettiamo un aumento dei concordati e delle procedure di insolvenza, anche in relazione all’entrata in vigore del Codice della Crisi di impresa, posticipata al 1 settembre 2021. La nuova normativa sulla crisi di impresa, infatti, prevede il monitoraggio continuo di una serie di parametri vitali per garantire la continuità dell’impresa e la capacità della stessa di onorare le proprie obbligazioni con i creditori, con una previsione di almeno sei mesi”.
Dal 1 gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova disciplina del rapporto banca-impresa, per cui sarà più facile finire nella lista dei cattivi pagatori gestita dalla centrale rischi della Banca d’Italia in caso di sconfinamento del conto corrente, con l’effetto di impedire l’accesso a delle nuove linee di credito. Molti addebiti automatici, in caso di mancanza di liquidità nel conto corrente, potrebbero non avvenire. Secondo la nuova normativa appena entrata in vigore, le banche dovranno dichiarare inadempienti le imprese in arretrato di pagamento per oltre 90 giorni sugli importi superiori ai 500 euro riferiti a uno o più finanziamenti e che rappresentino più dell’1% dei debiti totali.
In base alle nuove regole, il default di una posizione si estenderà automaticamente a tutti i finanziamenti del cliente nella stessa banca. Inoltre i margini attivi dell’impresa presenti sulle altre linee di credito, non potranno più essere usati per compensare le pendenze ed evitare l’inadempienza, con l’effetto che sarà più facile finire sulla lista dei cattivi pagatori gestita dalla centrale dei rischi della Banca d’Italia non è un problema da poco perché impedisce di accedere ad altre linee di credito.
“Siamo preoccupati – conclude Camilotti – perché una restrizione delle linee di credito, unita all’impossibilità di accedere ad altre forme di finanziamento, potrebbe spingere gli imprenditori a ricorrere a fonti di finanziamento irregolari, diventando vittime del racket e dell’usura. I Commercialisti sono in prima linea al fianco delle imprese per prevenire il verificarsi di queste situazioni, ricercando le migliori soluzioni nell’ambito della legalità”.