“Altre 17 aziende italiane, per oggettivi vantaggi di competitività fiscale e ammnistrativa, nel primo semestre del 2015 hanno trasferito la loro attività produttiva in Austria. Di queste sei provengono dal Veneto e tre dal Friuli Venezia Giulia. Ora chiedo al Ministro dello sviluppo economico quanto ancora il Governo intenda mettere la testa sotto la sabbia senza voler prendere atto con responsabilità di quanto sta accadendo”. Questa l’interrogazione presentata dalla deputata di Forza Italia, Sandra Savino, a fronte dei dati resi noti dall’agenzia governativa viennese Aba Invest che sostiene e accompagna le imprese straniere intenzionate ad insediarsi in Austria. Dati che mettono in evidenza una situazione di difficoltà che potrebbe essere superata dalla proposta sulla fiscalità di vantaggio già depositata alla Camera dalla stessa Savino.
“I territori del nordest – spiega Savino – sono quelli geograficamente più esposti a questa concorrenza, che vede Veneto e Friuli Venezia Giulia penalizzati dal regime fiscale e burocratico italiano, il quale offre degli standard nettamente inferiori rispetto a quelli austriaci. Questo si sta declinando in un esodo che risulta essere preoccupante non tanto ancora per le dimensioni, quanto per il trend costante che nei numeri ogni anno registra una continua emorragia di imprese: questo significa in primo luogo posti di lavoro e indotto economico che lasciano un vuoto difficilmente colmabile”.
“L’unica soluzione in grado di fronteggiare questo esodo – continua Savino – è quella dell’istituzione di un’area soggetta ad una fiscalità di vantaggio, come peraltro previsto da una mozione presentata dalla sottoscritta alla Camera e che attende da troppo tempo di essere dibattuta in aula. Stessa azione andrebbe fatta a Bruxelles, dove chi rappresenta il nostro territorio dovrebbe affrontare con determinazione questo punto, perché oggettivamente il nordest, e il Friuli Venezia Giulia in particolare, rappresentano una zona stretta a tenaglia da due stati dell’Ue che per diverse ragioni mettono in campo un significativo grado di attrattività per le nostre imprese”. “Un’attrattività – conclude – che il Governo ha il dovere di contrastare con adeguate decisioni, altrimenti la prospettiva di una desertificazione industriale dei nostri territori rischia nel medio periodo di diventare una dura e, a quel punto irreversibile, realtà”.