Prosegue la crescita dell’economia friulana, che nel 2018 registra ricavi pari a 36,4 miliardi di euro, in crescita del 9,8% (rispetto all’omogeneo aggregato del 2017), con il 74% delle aziende che mostra un segno positivo. Sono questi i dati principali sulle imprese del Friuli Venezia Giulia che popolano la classifica Top 500 edizione 2019, progetto di ricerca e analisi dei dati economico finanziari realizzato da PwC con la Fondazione Nord Est in collaborazione con Il Messaggero Veneto, presentato questo pomeriggio a Pordenone.
Le stime più recenti attestano, infatti, all’1,1% la crescita del PIL della regione, un dato superiore alla media nazionale (+0,9%) e in linea con quello del Pentagono (le tre regioni del Nord Est con Emilia-Romagna e Lombardia) che cresce dell’1,2%. In crescita anche le esportazioni, +5,9% rispetto all’anno precedente, con un exploit dei prodotti in metallo e della siderurgia, in crescita del 20,9%, e dei mezzi di trasporto (+15,6%).
I singoli bilanci confermano che la crescita non è dovuta al buon andamento di poche imprese, ma è diffusa: quasi tre imprese su quattro sperimentano una variazione positiva dei ricavi che nella metà dei casi risulta superiore al 5,8%. In particolare, la provincia di Pordenone, cui appartengono 179 delle 500 migliori aziende friulane, contribuisce con €8,7 miliardi di ricavi, in crescita del 6,2% rispetto al 2017. La provincia di Udine, con 205 aziende, vale 14,3 miliardi di ricavi (+15,4% sul 2017), mentre la provincia di Trieste, con 62 aziende, contribuisce per 11,6 miliardi (+6,7% sul 2017).54 le aziende di Gorizia e provincia, per un totale dei ricavi pari a 1,7 miliardi (+5,2).
L’EBITDA aggregato delle Top 500 è pari a 3 miliardi di euro, con una crescita dell’8,4%, in leggero calo (-0,1%) rispetto al 2017. Il numero delle aziende che sono state in grado di migliorare la marginalità è più contenuto rispetto a quelle che hanno aumentato i ricavi (57%, contro il citato 74%). Tuttavia, nell’85% dei casi il miglioramento del margine operativo è stato conseguito attraverso una crescita dei ricavi.
Le imprese sotto i 50 milioni in alcuni settori mostrano variazioni migliori rispetto ai player più grandi. I ricavi aggregati delle 45 imprese del mobile-arredo (uno dei settori più rappresentati nella Top 500) crescono dell’8%. Metà delle imprese cresce a tassi superiori al 4,2%. L’EBITDA risulta in crescita soprattutto per le imprese con volumi dei ricavi inferiori a 50 milioni.
Particolarmente positiva la performance della filiera delle costruzioni, che cresce del 22,1% e in cui la metà delle imprese fa segnare una variazione positiva dei ricavi superiore al 12,6%. La filiera appare decisamente eterogenea, sono comprese imprese di costruzioni in senso stretto e imprese che operano in settori collegati all’edilizia. Tra i 500 bilanci in classifica spiccano quelli delle ‘imprese sprint’, quelle che si collocano contemporaneamente nel Top 25% sia per crescita dei ricavi che dell’Ebitda. Sono imprese che hanno dimostrato di saper far crescere nell’ultimo anno sia i ricavi che il margine operativo. Hanno dimensioni diverse e operano in settori diversi, a dimostrazione del fatto che sempre più il successo delle imprese dipende dalla capacità di esprimere strategie adeguate a interpretare la complessità crescente che caratterizza i mercati in cui operano.
Spiega Cristina Landro, Partner PwC: “Tra i settori, la leadership spetta ai mezzi di trasporto, con un valore di produzione pari a 4,1 miliardi di euro (+7,1% sul 2017), e un margine operativo pari all’11,7. In forte crescita la siderurgia (3,9 miliardi, +19.6% sull’anno precedente), con margini molto positivi pari all’7,9%. Hanno valori superiori ai 2 miliardi anche i settori delle macchine e apparecchiature (+3,7% sul 2017) e di acqua, gas, energia e rifiuti (+15,5%)”.
Le stime per il 2019. Ci si chiede se i buoni risultati registrati durante l’anno 2018 potranno replicarsi anche nel corso del 2019, o se invece ci sarà un rallentamento: si dovrebbe infatti registrare un modesto aumento del PIL regionale (+0,3% rispetto al 2018), in linea con la crescita del Nord Est (+0,5%). Il PIL italiano dovrebbe rimanere sostanzialmente invariato (+0,2% secondo le ultime stime dell’Istat, a conferma della sostanziale stagnazione dell’economia italiana). Il rallentamento rispetto al 2018 appare evidente.
Un andamento che riguarda l’intera economia mondiale, sulla quale pesa il ridotto (rispetto al passato) tasso di crescita della Cina e la perdita di slancio dell’area Euro dovuta alla riduzione dei livelli di produzione nell’automotive in Germania, ma anche alla contrazione degli investimenti in Italia.
“In uno scenario così difficile risulterà ancora più interessante osservare le strategie che metteranno in campo dalle imprese leader nella regione, per continuare a competere” ha concluso Landro.