“Su Generali non c’è una guerra, ma un tentativo di presa di controllo da parte di pochi soci di minoranza. Il consiglio ha scelto una strada diversa, che passa per l’indipendenza del cda, una lista con forte maggioranza di consiglieri indipendenti dal profilo internazionale (presidente compreso), e competenze di business, gestione del risparmio, digitale, Esg”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Generali, Philippe Donnet, in un’intervista a Repubblica.
“Una scelta forte, con la vocazione di rappresentare tutti gli azionisti e avvicinare Generali alle migliori prassi di governance delle grandi aziende internazionali, le public company del capitalismo degli stakeholder. In assemblea due visioni si confronteranno: quella del cda e la visione autocratica di alcuni soci di minoranza”, ha commentato Donnet.
Il piano di Cirinà, che il socio Caltagirone vorrebbe al suo posto, e di Claudio Costamagna, vede utili in crescita fino al 14% annuo. “Intanto, più che un piano strategico è un insieme di slide fatte da consulenti che, da una parte, riflettono delle ossessioni (come sulle acquisizioni) più che delle idee, dall’altra fanno confusione tra ambizione e rischio”, ha commentato Donnet. “Non sono numeri più ambiziosi del nostro piano: sono solo più rischiosi, e senza remunerare di più gli azionisti anzi, mettendo a rischio i dividendi che, invece, il nostro piano prevede in costante crescita”.
“Lo ritengo molto pericoloso, anche alla luce del peggioramento macro, con una guerra che non si sa quanto durerà, più inflazione e meno crescita”, ha sottolineato ancora Donnet. “In questo quadro, proporre agli azionisti un rischio molto più alto con identica remunerazione non ha senso finanziario. Vale anche per le acquisizioni da fare a debito, dopo che il piano Generali 2018-21 lo ha ridotto, con l`assenso pieno del cda”.
Claudio Costamagna, candidato nella lista Caltagirone alla presidenza di Generali, è convinto che la lista possa vincere la battaglia assembleare di fine aprile per il Cda e definisce l’M&A come l’eventuale “ciliegina sulla torta” del piano alternativo per Generali.
“Pensiamo certamente di poter vincere” ha aggiunto, senza sbottonarsi sulla percentuale di capitale che ritiene possa sostenere la lista: “Non possiamo dire il numero, ma è sostanziale”. Costamagna ha anche ricordato come nel capitale di Generali ci sia “una larga fetta di retail che include non solo piccoli azionisti con 10-20 mila euro di azioni ma anche quote più rotonde di grandi famiglie alla cui porta stiamo bussando”.
Quanto alla strategia “l’M&A è la ciliegina sulla torta. Prima abbiamo bisogno di una torta, messa a punto, poi si potrà mettere la ciliegina, sempre che si trovi quella giusta. Se troviamo la ciliegina giusta, che si accordi con la nostra strategia, specialmente sul lato dell’asset management che è un’altra area in cui Generali è indietro rispetto ai suoi concorrenti, penso che dovremmo fare qualcosa”.
Tra le cose che Generali deve certamente fare per recuperare terreno Costamagna ha detto che “la più importante è investire in tecnologia e analisi dei dati, in cui la compagnia ha sotto-investito fino ad ora. E poi rivedere l’impronta geografica”.
“L’85% dei profitti – ha spiegato – arriva da quattro regioni e noi siamo presenti in venti regioni. E’ una complessità importante che va semplificata”.