Nulla di fatto per i lavoratori della Hypo Alpe-Adria Bank che avevano riposto tutte le loro speranze nell’odierno incontro al Ministero dello sviluppo economico. Le procedure di licenziamento collettivo per 110 lavoratori, 82 degli sportelli e 28 della sede, su 280 occupati non si fermano e la vertenza sindacale avrà una durata massima di 75 giorni. Come riferiscono il segretario di Fabi Udine Guido Fasano e il rappresentante aziendale della First Cisl Pietro Santoro, il tavolo a Roma “è servito solo per prendere atto che le decisioni sono state assunte dalla proprietà di Hypo Bank senza alcun confronto con lo Stato italiano, come era stato richiesto”.
“Il depauperamento del patrimonio dell’istituto di credito (di proprietà del ministero delle finanze austriaco) continua con la vendita di parti buone dell’azienda, lasciando al Governo l’onere di sistemare l’impatto sociale di questa fuga dall’Italia” commenta Santoro, sottolineando che con l’avvio della procedura di licenziamento la Regione ha dato la propria disponibilità a far parte delle trattative sulla crisi occupazionale.
“Ora le istituzioni intervengano, assumendosi le proprie responsabilità e scongiurando il licenziamento di 300 lavoratori” così Giulio Romani, Segretario Generale First Cisl commenta l’esito dell’incontro. “Il fatto che la Banca si sia presentata al tavolo annunciando di aver ceduto 7 sportelli e l’intero pacchetto mutui alla Banca Valsabbina – continua Romani – la dice lunga sulle intenzioni dell’azienda di realizzare, il realizzabile, abbandonando i dipendenti al proprio destino e pregiudicando ogni possibilità di trovare una via d’uscita”.
“A questo punto – conclude Romani – l’unica ipotesi percorribile è quella che il Governo e Bankitalia sospendano la procedura di vendita dei soli asset in attivo per garantire l’integrità della banca e, di concerto con Mef e Istituzioni locali, individuino un acquirente interessato al rilancio della stessa”.
“E’ stato un incontro difficile anche perché l’azienda si è presentata con una decisione già presa. Dall’Austria non ci attendiamo questo comportamento ma spiegazioni e soluzioni”, ha detto la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. Alla riunione, coordinata dal responsabile dell’Unità Giampietro Castano, erano presenti rappresentanti delle Regioni Lombardia e Veneto, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero dell’Economia e Finanze, un membro della Rappresentanza italiana alla Commissione europea e Gianluca Maiarelli, il sindaco del Comune di Tavagnacco, sede del centro direzionale della banca.
In apertura, a fronte del rammarico espresso da Castano per una decisione dell’azienda presa immediatamente prima della riunione del tavolo, il direttore generale Valfrè, ha parlato di “coincidenza temporale dovuta all’acquisizione delle filiali” da parte della Banca Valsabbina, ribadendo altresì che gli ultimi eventi “non pregiudicano altre opzioni qualora l’azionista lo indicasse”.
Con il contributo della Rappresentanza, è stata anche riesaminata la decisione della Commissione del 2013, che Hypo Bank aveva sempre addotto come impedimento alla vendita dell’intera realtà finanziaria. “Per la Commissione – è stato sottolineato – è sempre possibile una soluzione di mercato, qualora vi sia un investitore che massimizzi il valore di ciò che rimane. I cittadini austriaci hanno subito un danno dalla gestione passata di Hypo Bank e quanto contribuisce a risarcirli è positivo”. In sostanza “non c’era l’imposizione della Commissione a vendere a lotti”.
“Stigmatizziamo l’atteggiamento del Governo austriaco – ha detto Serracchiani – che è parso fin dal primo momento totalmente disinteressato a qualunque soluzione che potesse impedire questo spacchettamento e che consentisse non soltanto la salvaguardia dell’occupazione ma anche evidentemente di un asset importante per diverse Regioni italiane, e nonostante l’interesse manifestato dai più alti livelli istituzionali del Governo italiano. Noi auspichiamo che la Banca d’Italia e il Governo italiano insistano nel pretendere non solo una spiegazione ma anche una soluzione diversa di questa vicenda”.
Nel corso della discussione, Serracchiani ha anche ricordato l’atteggiamento propositivo della Regione Friuli Venezia Giulia nei confronti della banca, cui Insiel Spa aveva offerto di prendere in affitto il palazzo direzionale di Tavagnacco, sul cui destino pesano ampie incognite. Offerta che, ha puntualizzato, è rimasta senza risposta. Per Serracchiani “si ha l’impressione di assistere a una lenta spoliazione, per cui viene dato via quello che è buono mentre quello che resta, compresi ahimè i dipendenti, viene abbandonato”.
Rimarcando che “bisognava capire se c’erano le condizioni di mettere a mercato tutti gli asset bancari, Serracchiani ha riferito che la Regione ha chiesto di poter far parte di tutti tavoli di trattativa che continueranno a tenersi, sia quelli di tipo industriale, sia quelli che aprono le procedure sindacali.
“Mentre entriamo in una fase, quella dei 75 giorni dell’avvio della procedura nella quale può accadere di tutto”, Serracchiani ha auspicato “che si possano ancora risolvere dei problemi, che possa quindi diminuire il numero degli esuberi o che si trovino altre soluzioni di mercato, ma siamo consapevoli di essere stati messi in una condizione di difficoltà dalla cessione di un intero pacchetto di mutui”.
Al termine della riunione, Giampietro Castano ha voluto assicurare che il Mise avrebbe messo a disposizione la propria sede istituzionale per tutti i successivi incontri, compresi quelli tra azienda e rappresentanti dei lavoratori.