Il braccio di ferro tra Federazione regionale delle Bcc e organizzazioni sindacali rischia di essere non soltanto un precedente a livello nazionale per il sistema creditizio cooperativo, ma anche un interessante termine di paragone per tutti i fronti caldi del lavoro. Infatti, in questo caso non sono in ballo posti di lavoro, non ci si batte per gli ammortizzatori sociali o contratti di solidarietà. La battaglia è su premi, incentivi e integrazioni in aggiunta a quanto già determinato dal contratto nazionale di lavoro. I sindacati li chiamano ‘diritti’, la federazione ‘privilegi’. Per i dipendenti, quasi 1.500, vedersi ridurre la busta paga fino a oggi percepita anche di un solo euro, certamente, non fa piacere; ma vista dal di fuori la questione rischia di apparire al limite del grottesco. Dopo un primo sciopero, lo scorso 3 marzo, che ha raggiunto il 75% di adesione, lunedì 17 marzo, con la seconda giornata di astensione programmata, i sindacati proveranno a far sentire nuovamente il loro peso.
Più sofferenze, meno utili – Pur con rilevanti sofferenze, nel 2012 ammontavano a 218 milioni di euro, e una redditività in calo, fino a oggi le 15 Bcc della regione non hanno mai evidenziato esuberi di personale. A livello nazionale, nel comparto bancario, dal 2000 a oggi, sono state prepensionate volontariamente 48mila persone e i sindacati stimano ulteriori 20mila esuberi entro il 2020.
L’obiettivo della Federazione, con la disdetta del contratto integrativo, è quello di riportare il costo del lavoro nella media nazionale. Attualmente, l’onere pro capite è di quasi 71mila euro all’anno, rispetto a un dato medio del nord Italia di 69.615 e, per esempio, del vicino Veneto di 69.385. Rispetto al totale attivo delle Bcc locali, però, le spese per il personale incidono per l’1,24%, rispetto a una media nazionale dell’1,04%, a causa delle ridotte dimensioni dell’economia friulana rispetto a quella di altre regioni. Il problema nasce dall’integrativo disdettato, che prevede, fra le altre cose, il sovra-inquadramento dei quadri direttivi rispetto al contratto nazionale: facendo un esempio, a parità di dimensione della filiale, in Friuli il responsabile ha un grado in più, e quindi uno stipendio maggiore, rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale.
Altro argomento di scontro con i sindacati è il premio di produttività. La Federazione propone per quest’anno un totale da distribuire di circa 1,4 milioni di euro, in calo del 6% rispetto all’anno scorso, mentre fuori regione si va da un calo del 28% in Lombardia all’aumento del 12% in Emilia Romagna. I sindacati, invece, di milioni ne chiedono tre: vorrebbero, cioè, portare il premio per ogni dipendente da mille a oltre duemila euro.
Esiste, poi, la questione del buono pasto, che nelle Bcc è di 7,80 euro. La Federazione vorrebbe portare a 7,40, mentre nelle altre banche della nostra regione non supera i sei euro.
Tutta un’altra battaglia – In soldoni, nelle Bcc della nostra regione un neoassunto di livello base guadagna, e continuerà a farlo, circa 1.230 euro netti al mese, per tredici mensilità, più il premio di produttività. Il direttore di una piccola filiale naviga sopra i 2.000 euro al mese. Rispetto a ben altre battaglie sindacali fuori dai cancelli di fabbriche in chiusura, quindi, il confine tra diritto e privilegio è sempre più labile.