“E guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’…” cantava Gianni Togni in ‘Luna’ nei primi anni Ottanta. Gli stessi nei quali la Zanussi era un impero. Che sembrava intramontabile. Oggi, a guardare fuori dall’oblò – quello della lavatrice – ci sono oltre un migliaio di dipendenti dello stabilimento di Porcia. Ma la fabbrica è solo la punta, per quanto enorme e mediaticamente attrattiva, dell’iceberg. Alle sua spalle, nell’ombra, ci sono centinaia di aziende, non solo del comparto metalmeccanico, e migliaia di lavoratori che tremano.
“Volendo fare una stima abbastanza vicina alla realtà – spiega Cristiano Pizzo, segretario Cisl di Pordenone, impegnato da un decennio nel seguire le vicende Electrolux – possiamo affermare che per ognuno dei lavoratori di Porcia, ce ne sono altri due e mezzo fuori che vivono grazie alla presenza della fabbrica sul territorio. Parliamo, all’incirca di 4mila persone, compresi i dipendenti Electrolux che sono più di 1.200”. Insomma, altri 2.800 posti di lavoro a rischio.
“Naturalmente ci sono i subfornitori: qualche centinaio di aziende medie e piccole che lavorano per Electrolux. Alcune in esclusiva per Porcia, altre hanno clienti diversi dentro o fuori lo stesso gruppo svedese. In molti casi, si tratta di ex dipendenti Zanussi che negli anni sono diventati imprenditori in proprio, continuando a lavorare con Electrolux”, sottolinea Picco. Ma non è tutto. “Il mondo attorno alla fabbrica è molto più vasto. Basti pensare agli autisti di Atap, Saf e Atvo che portano ogni giorni i lavoratori a Porcia. Se la fabbrica chiudesse, anche in quelle aziende ci sarebbero degli esuberi. Così come per la mensa aziendale, che sforna oltre 700 pasti al giorno e impiega una decina di dipendenti”.
Chi mette i 32 milioni?
Ecco perché la presenza in Friuli resta assolutamente prioritaria sul fronte occupazionale. Lunedì 17 febbraio, Electrolux ha presentato ai sindacati il piano per lo stabilimento di Porcia per il 2014-17, che prevede investimenti per 32 milioni di euro e 316 esuberi calcolati sullo schema delle sei ore più due di solidarietà: 298 operai (su circa mille) e 18 impiegati (su 64). Ma Pizzo invita alla cautela.
“Attenzione, perché l’azienda ha detto che ci saranno investimenti, ma non ha specificato chi pagherà. Guarda caso il piano prevede 32 milioni, ma volendo essere maliziosi si scopre che il taglio di 3 euro sulla paga oraria, condizione posta dall’azienda, porta a una quota di 8,5 milioni l’anno, cioè 34 nei quattro anni del piano presentato. Praticamente la stessa cifra che dovrebbe essere immessa, probabilmente da aiuti statali. Oltretutto, questa mossa serve a garantire solo la presenza fino al 2017. Dall’anno dopo, il balletto potrebbe riprendere, senza che alcun piano di rilancio per Porcia sia stato fatto”. Il mondo, fuori da quell’oblò fa sempre più paura.
Il mondo fuori dall’oblò: se salta Porcia è panico
Intervista a Cristiano Pizzo, segretario Cisl Pordenone con delega all’industria, già segretario regionale e provinciale della Fim
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