Il Porto di Trieste ha avviato contatti con interlocutori negli Stati Uniti d’America per verificare la possibilità di collaborazioni, oltre che con l’Estremo Oriente, anche con l’altra sponda dell’Atlantico. Lo ha reso noto ieri sera il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, durante la presentazione della rivista Ies, nella sede della stessa Autorità Portuale.
L’annuncio arriva dopo le valutazioni negative espresse, nelle settimane scorse, dal Governo americano sugli accordi che il porto sta definendo con i cinesi per collaborazioni legate alla Nuova Via della Seta.
“Il dialogo con gli interlocutori americani si presenta in maniera completamente diversa rispetto a quelli cinesi, sia sul piano numerico, sia per quanto riguarda la natura delle eventuali collaborazioni” ha spiegato D’Agostino. “Negli Usa ci sono soggetti economici, attività portuali e strategie commerciali completamente diverse rispetto a quelle cinesi. Noi parliamo con tutti e sempre con l’obiettivo di far crescere il sistema dei porti dell’Adriatico Orientale”.
“Spesso andiamo controcorrente – ha aggiunto D’Agostino – per esempio, abbiamo pensato a rafforzare tutto il sistema del nostro retroporto invece di limitarci alla movimentazione delle merci in banchina. Vogliamo che il porto di Trieste sia fattore di creazione di lavoro e di valore per il territorio e per le imprese di un’area che comprenda la città, ma anche il Friuli e il Triveneto. E per questo intendiamo continuare a percorrere strade nuove e innovative”.
Fra queste, D’Agostino ha inserito il progetto di Orto Franco, un progetto “che non c’entra nulla con i contatti in corso con gli americani e che ha lo scopo di portare l’agricoltura e le sue attività nel perimetro del sistema portuale di Trieste e dell’Alto Adriatico in maniera assolutamente innovativa”.