Un potenziale da 2,5 milioni di passeggeri, anche se i risultati degli ultimi anni sono molto lontani da questo traguardo. Per il Trieste Airport, il nome commerciale dello scalo regionale, la strategia di crescita è molto ambiziosa. Un aiuto lo vuole dare l’importante investimento che si sta realizzando per migliorare l’intermodalità della struttura, i cui lavori termineranno nella primavera del 2018. Ma è solo con le rotte e le frequenze dei voli che i numeri possono veramente decollare. La società di gestione punta a chiudere l’anno in corso con 840mila passeggeri, dopo un 2016 archiviato con 727mila unità transitate per lo scalo. Un aumento quindi a doppia cifra, 15% per la precisione. La progressione di crescita pianificata, così, punta a superare il milione di passeggeri entro il 2020. “Trieste Airport – commenta il suo direttore generale Marco Consalvo – è al centro di un’area di gravitazione internazionale che comprende, oltre al Friuli Venezia Giulia, la Slovenia, parte del Veneto, della Carinzia e della Croazia. Lo scalo ha un potenziale di 2,5 milioni di passeggeri all’anno, un potenziale di cui vogliamo approfittare puntando sul mercato interno, Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Olanda e Scandinavia. Oltre a Russia, Polonia e Romania”.
Rispetto al potenziale di utenti, attualmente solo il 29% utilizza lo scalo di Ronchi dei Legionari. Il restante 71%, pari a oltre 1,7 milioni di persone, vola su altri aeroporti dell’area, in particolare Venezia, Treviso e, in misura minima, anche Lubiana. Ed è su questo parte non certamente marginale di mercato che la strategia di crescita di Trieste Airport punta.
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